giovedì 8 marzo 2012

Incontri, scontri e scontrati


Io rifletto a caso, su cose a caso, in posti a caso. Ieri riflettevo per strada tornando a casa dalla stazione, ad esempio.
Riflettevo amaramente sull'incapacità di elargire un sorriso o scambiare due chiacchiere con un estraneo. E' triste, ma piuttosto comune.
Ieri, sul treno, mi sono accomodata sulle poltroncine vis à vis a quattro posti: erano occupati da due donne, io ero la terza. Poco dopo si è accomodato un signore che gentilmente, con fare anche troppo affettato, ha chiesto di poter sedere con noi e gli è stato gentilmente risposto di sì.
Il signore, sulla quarantina (forse un po' di più), non particolarmente distinto, non particolarmente bello, non particolarmente tutto, un signore insomma, ha attaccato bottone perchè voleva chiacchierare.
Il signore voleva chiacchierare.
Io ho tirato fuori gli auricolari ed ho indossato gli occhiali da sole. Perchè sarò anche gentile e simpatica, ma so essere una gran sgrugna pure io, garantito.
Insomma... le due donne tra loro parlavano del tempo e lui si intrometteva. Non con fare arrogante o invadente, ma l'effetto era quello di una terza voce che si inserisce in un duetto affiatato e rodato.
L'uomo ha chiesto dove le due fossero solite andare a divertirsi la sera, le due donne hanno glissato.
Doveva essersi trasferito da poco, perchè ha chiesto se fosse vero ciò che si diceva in giro sul divertimento serale, se fosse vero che il mercoledì sera c'è tanta gente in giro, se era vero che il viale si riempie di gente. La più giovane ha risposto che era vero e valeva per tutti i giorni, non solo per il mercoledì. Poi sono tornate ai loro discorsi. In cui puntualmente il signore trovava il modo di entrare, con le facce basite delle due, che un po' per gentilezza, un po' per educazione non l'hanno messo al suo posto. Io, come ho già detto, sono una gran sgrugna quando voglio, per cui a quel punto era come se non fossi presente.
Questo per dire. Siamo tutti amici su Facebook, condividiamo, ci piace interagire e seguire le persone, ma poi se qualcuno vuole interagire con noi nella vita di tutti i giorni ci stranisce, ci infastidisce, ci chiudiamo a riccio.
Il signore ha tirato fuori un biglietto da visita dicendo “Questo è il mio numero...” e lo ha consegnato alla mia vicina di posto, la quale pur con una certa riluttanza, lo ha preso.
Ieri ho capito perchè spesso ci chiudiamo a riccio e non diamo mai troppa confidenza. Non è colpa di Facebook o di Twitter.
L'ho capito quando ho sbirciato sul bigliettino avorio.
La scritta nera recitava: Accompagnatore.

Richard Gere, American Gigolo



venerdì 2 marzo 2012

Senza titolo



Io sono Caterina. Ho otto anni e qualche mese. Ho un fratellino più piccolo. Si chiama Davide ed ha le gambe mangiate. Non proprio mangiate, come mangiano i cani. Mangiate come consumate. Ha le gambe che si consumano, le ossa che finiscono. Beh, scusate, io sono piccola. Posso dire quello che capisco dai discorsi dei grandi. Che poi non è che posso proprio sentire. Mi mandano via, ma io ascolto lo stesso. Mi metto seduta in corridoio o sul divano e metto le cuffiette spente nelle orecchie. Così posso sentire e loro pensano che io stia ascoltando la musica. Le cuffie del walkman non sono quelle originali della Sony. Quelle avevano il cerchietto, ma il mio fratellino una volta era arrabbiato e le ha rotte. Ha rotto le sue cuffiette, il walkman è suo. Per fortuna non ha rotto quello, le cuffie si possono cambiare. Non ho molte cassette che mi piacciono. Cioè. Io non ne ho nessuna. Sono tutte di mamma e papà. Mamma ha Lucio Battisti e Lucio Dalla, anche se la prima è nella radio grande. Papà ha i Doors, ma quelli non li capisco. Sono tutti in inglese, ma non come Madonna, sono strani. Non mi piacciono. Così ascolto la radio. Mio zio mi ha registrato il Lago dei Cigni su una cassetta. Dall'altro lato c'è Whitney Houston, ma quella piace a mamma. Così ascolto la radio. Devo mettermi davanti alla finestra, perchè in camera mia non prende bene, ma se sollevo l'antennina e la giro un po' riesco a sentire.

A mio fratello hanno aggiustato le gambe. Sono andati lontano, ma le hanno aggiustate. Ora ha il gesso. Vi spiego: è come se avete incollato con l'attack una cosa rotta. All'inizio la tenete con le mani ben ferma, se no si muove e si incolla male, giusto? I dottori hanno fatto così. Solo che siccome loro sono lontani e non possono tenerle ferme, hanno usato il gesso. Non sono brava a disegnare, diciamo che faccio proprio schifo, ma ho disegnato Olivia di Braccio di Ferro sul gesso, con il pennarello nero. Dovevo stare attenta, altrimenti se sbagliavo restava l'errore sul disegno. Però è venuto proprio bene. Braccio di Ferro non l'ho fatto. Era difficilissimo. Io non sono così brava, ma Olivia è venuta bene. Al mio fratellino è piaciuta. Vengono gli amichetti a trovarlo per i compiti, ma io mi annoio, sono tutti maschi. Però posso ascoltare la musica col walkman. Infilo la mollettina nella gonna e giro per casa con la musica nelle orecchie. Ieri la radio non funzionava bene. In cucina non si sente niente neanche con l'antenna alzata, ma non potevo spostarmi, perchè mamma stava lavando il pavimento e avrei sporcato tutta la casa con le scarpe bagnate, perciò dovevo aspettare. Nel walkman c'era Lucio Dalla. Uffa. Io conosco solo quella del lupo e su questa cassetta nemmeno c'è. Uffa.

Balla balla ballerino tutta la notte e al mattino
Non fermarti balla su una tavola fra due montagne
E se balli sulle onde del mare io ti vengo a cercare
Prendi il cielo con le mani vola in alto più degli aeroplani
Non fermarti sono pochi gli anni forse sono solo giorni
E stan finendo tutti in fretta e in fila
Non ce n'è uno che ritorni.
.
Mamma questa la canta sempre. Mamma Lucio Dalla lo conosce.

Balla non aver paura se la notte è fredda e scura
Non pensare alla pistola che hai puntato contro
Balla alla luce di mille sigarette e di una luna
Che ti illumina a giorno balla il mistero
Di questo mondo che brucia in fretta quello che ieri era vero
Dammi retta Non sarà vero domani
Ferma con quelle tue mani il treno Palermo-Francoforte
Per la mia commozione c'è una ragazza al finestrino
Gli occhi verdi che sembrano di vetro
Corri e ferma quel treno fallo tornare indietro.

A mio fratello si è rotta un'altra gamba. La devono aggiustare. Mi sa che ricomincia tutto daccapo.
 
Balla anche per tutti i violenti veloci di mano e coi coltelli
Accidenti Se capissero vedendoti ballare di essere
Morti da sempre anche se possono respirare
Vola e balla sul cuore malato illuso sconfitto poi abbandonato
Senza amore dell'uomo che confonde la luna con il sole
Senza avere coltelli in mano ma nel suo povero cuore
 
Il mio fratellino sta bene adesso. Lucio Dalla adesso mi piace davvero. Conosco solo le canzoni della cassetta però. Così per registrarne un'altra, telefono alla radio e mi faccio mettere quelle che non ho, così le registro e le metto su un'altra cassetta. 
 
Allora vieni angelo benedetto prova a mettere i piedi sul suo petto
E stancarti a ballare al ritmo del motore ed alle grandi parole
Di una canzone canzone d'amore Ecco il mistero
Sotto un cielo di ferro e di gesso l'uomo riesce ad amare lo stesso
Ama davvero senza nessuna certezza
Che commozione che tenerezza


Il walkman verde è là, chiuso in un cassetto, dopo diciannove anni. Le cassette non ci sono più. Non so che fine abbiano fatto col trasloco e il resto. Ma in realtà adesso servono a poco. Ora c'è youtube. C'è internet. Il walkman verde della Sony è ancora là però, con lo scotch trasparente a proteggere il coperchio delle pile.
Io sono Caterina, ho ventisette anni e sono cresciuta. E diciannove anni fa, Lucio Dalla per la prima volta mi ha detto nell'orecchio che tutto si può aggiustare.
Le cuffie, le gambe, le cose brutte.