sabato 12 maggio 2012

Origene, Ambrogio e studenti universitari pigri

L'altra sera ho avuto il piacere di ascoltare per la prima volta la Prof.ssa Adele Monaci a Foggia. Per chi non lo sapesse, Adele Monaci insegna Storia del Cristianesimo a Torino, ma è nota soprattutto per essere, insieme a Manlio Simonetti, una delle più grandi studiose di Origene e dell'Origenismo. Chi volesse avvicinare il pensiero di Origene passerà imprescindibilmente dal Dizionario da ella curato, tassello fondamentale per qualunque bibliografia essenziale che si rispetti sull'argomento.
Non potevo mancare un appuntamento così importante, perchè la mia tesi di laurea triennale e quella specialistica hanno come oggetto di studio due manoscritti contenenti l'opera omiletica del grande esegeta alessandrino, il cui pensiero ha modellato l'insegnamento della dottrina cristiana in ambiente ellenistico per tutti i secoli successivi, nonostante la damnatio memoriae sancita formalmente da Costantino nel 553.
La studiosa è intervenuta con una relazione dal titolo "Origene maestro spirituale" tirando in ballo non solo l'opera dell'esegeta, ma anche i rapporti che intrattenne con i personaggi più o meno noti che ruotarono intorno alla scuola e, più specificatamente, alla sua persona.
Tra questi era Ambrogio, un pagano convertitosi prima allo gnosticismo e poi "convinto della verità proclamata da Origene" (cit. Eus. H. E.); dotato di grandi ricchezze, fornì al maestro ogni risorsa perchè questi potesse continuare serenamente la sua opera. In altre parole ne foraggiò l'insegnamento e incoraggiò Origene a mettere per iscritto le sue parole fornendogli tutto il necessario: tachigrafi, copisti, calligrafe, risorse materiali per poter affrontare i suoi viaggi. Questo è quanto narra Eusebio di Cesarea nel libro VI della Storia Ecclesiastica. 
Adele Monaci nel 2001 ha però osservato che probabilmente Ambrogio non si è limitato a fornire i mezzi necessari all'adempimento dell'attività intellettuale di Origene, ma ne avrebbe sollecitato lo svolgimento e rimproverato gli esiti, smontando l'ideale dell'intellettuale indipendente e sollevando il sospetto che nell'attività di questi, il patronato avesse voce in capitolo in un rapporto dialettico fatto di confronto tra docente e discente, ma anche di asperità di giudizio e pretese.
Ho naturalmente citato questo saggio nella mia tesi, convinta del fatto che i rapporti tra Ambrosio ed Origene non possano essere stati poi così distesi per molte ragioni. Ambrosio era una persona colta oltre che benestante e si avvicina ad Origene in età adulta (pare fosse già sposato). Una persona così istruita, per quanto affascinata dalla levatura morale ed intellettuale del maestro, difficilmente avrebbe accettato supinamente quanto prodotto con il proprio denaro. Ho pensato al processo di produzione di un film, per semplificare al massimo il concetto. D'altro canto Origene lamenta, nelle sue lettere agli amici di Alessandria, che i suoi scritti siano stati manipolati contro di lui: tradisce l'insoddisfazione per aver cominciato a scrivere le sue opere dietro consiglio di Ambrogio, come dice Eusebio? E fino a che punto le intromissioni di Ambrogio sono state determinanti per la produzione? In che misura hanno pesato? Sono domande a cui parzialmente cerca di dare risposta Adele Monaci in Origeniana Octava, ma che da parte mia, in un momento particolare, hanno portato ad una riflessione ulteriore.
Ieri parlavo con un mio amico, di studenti universitari poco attenti alle possibilità didattico-seminariali offerte dall'Università e non. Si commentavano anche certi studenti che "la tesi? col relatore più easy e meno pignolo". Ed ho ripensato all'indipendenza di Origene e ai suoi rapporti col patronato. Sarebbe impensabile per me affrontare una tesi di laurea senza l'intervento, anche aspro, da parte del mio relatore. Non pretendo che la mia tesi sia un capolavoro di ricerca scientifica, ma vorrei tornare a leggerla con soddisfazione e uno scatto d'orgoglio. Per questo sono disposta a mettere in discussione anche i progetti per il futuro. Non vorrei mai un relatore che si accontenti, perchè io per prima non mi accontenterei mai. Per questo non capisco la teoria del relatore-easy. E tornando ad Origene, non deve essere stato affatto semplice soddisfare le esigenti richieste di Ambrogio sui tempi di creazione e qualità delle opere, ma comprendo perchè non se ne sia allontanato. Quando la dialettica, lo scambio vicendevole, il confronto più o meno duro, diventano terreno fertile su cui è possibile produrre qualcosa di buono, non importa quanto tempo, sacrifici e risorse ci vogliano. L'importante è che quel qualcosa sia davvero buono.
Scusate, ma... in bocca a lupo a me.

da G.I.R.O.T.A.