lunedì 26 aprile 2021

Storie di beveroni tutte uguali

 

Ciò che il lockdown ci ha lasciato in eredità dallo scorso anno a oggi, oltre al numero impressionante di applicazioni per videocall e webinar, è la sovraesposizione sui social di pasticche e beveroni.
Siamo passati dal selfie con gli integratori accompagnato dalle frasi di Osho alla dettagliata descrizione delle occupazioni quotidiane, tutte riprese in stories che si moltiplicavano man mano che la fase 2 si allontanava anziché avvicinarsi; oggi, al secondo finale di stagione della Zona Rossa, le stories di dieci secondi con scadenza ogni 24 ore sono diventate veri e propri kolossal che Ben Hur scansate.
Che fanno di male da venditori 'sti poveri Cristi? Niente. Arrotondano come possono, e in un momento come questo non si può fare gli schizzinosi, quindi il network marketing potrebbe pure essere una risorsa (finché non diventa schema Ponzi).
Quindi avanti tutta con la promozione di programmi alimentari miracolosi e mirabolanti accompagnati da foto di risultati "sorprendenti", "incredibili", "immediati".
Quello che mi lascia perplessa di questa attività, e che a volte davvero mi fa dubitare della buona fede, è che ci si presenta con convinzione come guru dell'alimentazione e del benessere psicofisico senza alcuna preparazione, ma solo lo scudo del "sono tutti ingredienti naturali". Ragazzi miei, io mo' non vojo rompe er ca', ma il fatto che lo zucchero sia un ingrediente naturale non significa che possano assumerlo tutti in quantità stabilite da un tizio X in modo standardizzato. Solo io penso che sia una cosa pericolosa?
Sui social è pieno di giovani e meno giovani che cercano soluzioni miracolose e immediate per porre rimedio a un disagio che, semmai, è un affare risolvibile solo con un professionista serio, ed è su queste persone che queste aziende fanno leva per fatturare. Mi fa seriamente impressione che ci siano soggetti che sfruttano le debolezze altrui in questo modo, soprattutto vantando l'immunità dietro avvertenze minuscole copincollate sotto foto prima-e-dopo di culi scultorei.
Io non faccio testo perché ho abbracciato la filosofia carbo-gandhiana - se non mi togliete i carboidrati non divento violenta -, quindi non tradirò mai il panzerotto (se mentre stai leggendo ti stai domandando se fritto o al forno, sappi che esiste UN panzerotto ed è FRITTO), ma trovo in qualche modo fastidiose le storie con "la versione migliorata di te stessa", "se vuoi, con il nostro aiuto puoi" o "ci riesci se davvero ci tieni": 'sti polpettoni non li subivo neanche quando provavo a raggirare la mia nutrizionista (ed ero talmente incapace di farlo che ho mollato definitivamente nel lontano 2010). Non si può giocare così con le insicurezze e la salute delle persone, soprattutto se non c'è neanche uno straccio di competenza in materia perché, diciamolo chiaramente, si tratta di venditori arruolati da altri venditori che promuovono soluzioni imprenditoriali più che consigli nutrizionali.
Praticamente siamo passati dal promuovere contenitori per gli alimenti a promuovere alimenti per contenitori (in questo caso umani).
Per favore, smettiamola. Torniamo alle aspirapolveri e alle enciclopedie come una volta.

Sono anche disposta a rispondervi al citofono.

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