Ieri sera si è consumato uno scandaloso e inconcepibile spostamento a sinistra del concerto del primo maggio, e la cosa che fa riflettere è che di questa virata decisa è stato autore nientemeno che Fedez. Partiamo da qui.
Stato di calma apparente
domenica 2 maggio 2021
Sinistra: marketing per l'uso
lunedì 26 aprile 2021
Storie di beveroni tutte uguali
Ciò che il lockdown ci ha lasciato in eredità dallo scorso anno a oggi, oltre al numero impressionante di applicazioni per videocall e webinar, è la sovraesposizione sui social di pasticche e beveroni.
Siamo passati dal selfie con gli integratori accompagnato dalle frasi di Osho alla dettagliata descrizione delle occupazioni quotidiane, tutte riprese in stories che si moltiplicavano man mano che la fase 2 si allontanava anziché avvicinarsi; oggi, al secondo finale di stagione della Zona Rossa, le stories di dieci secondi con scadenza ogni 24 ore sono diventate veri e propri kolossal che Ben Hur scansate.
Che fanno di male da venditori 'sti poveri Cristi? Niente. Arrotondano come possono, e in un momento come questo non si può fare gli schizzinosi, quindi il network marketing potrebbe pure essere una risorsa (finché non diventa schema Ponzi).
Quindi avanti tutta con la promozione di programmi alimentari miracolosi e mirabolanti accompagnati da foto di risultati "sorprendenti", "incredibili", "immediati".
Quello che mi lascia perplessa di questa attività, e che a volte davvero mi fa dubitare della buona fede, è che ci si presenta con convinzione come guru dell'alimentazione e del benessere psicofisico senza alcuna preparazione, ma solo lo scudo del "sono tutti ingredienti naturali". Ragazzi miei, io mo' non vojo rompe er ca', ma il fatto che lo zucchero sia un ingrediente naturale non significa che possano assumerlo tutti in quantità stabilite da un tizio X in modo standardizzato. Solo io penso che sia una cosa pericolosa?
Sui social è pieno di giovani e meno giovani che cercano soluzioni miracolose e immediate per porre rimedio a un disagio che, semmai, è un affare risolvibile solo con un professionista serio, ed è su queste persone che queste aziende fanno leva per fatturare. Mi fa seriamente impressione che ci siano soggetti che sfruttano le debolezze altrui in questo modo, soprattutto vantando l'immunità dietro avvertenze minuscole copincollate sotto foto prima-e-dopo di culi scultorei.
Io non faccio testo perché ho abbracciato la filosofia carbo-gandhiana - se non mi togliete i carboidrati non divento violenta -, quindi non tradirò mai il panzerotto (se mentre stai leggendo ti stai domandando se fritto o al forno, sappi che esiste UN panzerotto ed è FRITTO), ma trovo in qualche modo fastidiose le storie con "la versione migliorata di te stessa", "se vuoi, con il nostro aiuto puoi" o "ci riesci se davvero ci tieni": 'sti polpettoni non li subivo neanche quando provavo a raggirare la mia nutrizionista (ed ero talmente incapace di farlo che ho mollato definitivamente nel lontano 2010). Non si può giocare così con le insicurezze e la salute delle persone, soprattutto se non c'è neanche uno straccio di competenza in materia perché, diciamolo chiaramente, si tratta di venditori arruolati da altri venditori che promuovono soluzioni imprenditoriali più che consigli nutrizionali.
Praticamente siamo passati dal promuovere contenitori per gli alimenti a promuovere alimenti per contenitori (in questo caso umani).
Per favore, smettiamola. Torniamo alle aspirapolveri e alle enciclopedie come una volta.
giovedì 22 aprile 2021
Zona Rosso Campari
mercoledì 30 aprile 2014
Bisognerebbe spiegarlo alle madri
giovedì 17 gennaio 2013
Il tempo di una sigaretta
Ci vediamo almeno otto minuti al giorno, lui sul suo balcone io sul mio, ognuno con la propria sigaretta tra le dita, ognuno avvolto nella propria giacca, ognuno coi suoi pensieri. Da circa due mesi ci vediamo per otto minuti al giorno, quelli necessari e sufficienti per fumare una sigaretta. All’inizio ci siamo ignorati, poi ci siamo studiati di nascosto e ora ci limitiamo a un cenno col capo. Ieri però ha sollevato lo sguardo due volte e ha sorriso. Un sorriso di quelli così pieni da trasfigurare il volto del mittente in tante briciole di umanità e contagiare il destinatario in un altrettanto largo sorriso. Nel congedarsi ha detto «Ciao!» e ha agitato la mano.
La nostra è una relazione clandestina. Talmente clandestina che ignoriamo l’uno le generalità dell’altra: è una relazione costruita con due nuvole di fumo che si scontrano nell’aria, un legame che sa di posacenere e si salda quotidianamente nella comune dipendenza.
«Sorridi sempre agli sconosciuti che ti osservano da un balcone?».
«No, certo. Ma lei non è uno sconosciuto».
Gli dò del lei. D’altronde avrà circa settant’anni.
Sorride.
«In questa casa le abbiamo assegnato un soprannome».
«Fantasioso, non trovi?».
«Dunque credi che io sia una persona orribile?».
«Il fatto che io non lo creda non significa che lei non lo sia».
Sorrido anch’io ed entrambi chiudiamo le rispettive finestre.
Il mio vicino di casa ha l’aria del brigatista.
Ritratto della giornalista Sylvia von Harden
olio e tempera su tavola
giovedì 8 novembre 2012
Il mio vicino di casa è uno scrittore
A dire il vero non è il mio vicino di casa, perché abita nel palazzo di fronte al mio. E a essere del tutto onesti non sono neanche sicura che sia uno scrittore. Le mie coinquiline lo chiamano "il brigatista" e, in effetti, un po' ricorda i personaggi dei film ambientati negli anni di piombo, ma io preferisco pensare che sia uno scrittore.
venerdì 29 giugno 2012
Novantaquattresimo minuto
Anche due anni se ci pensate, ma novanta minuti sanno essere lunghissimi.
Si entra in campo col cuore in gola e, forse, già sudaticci per l'eccitazione.
Come quando, poco prima di ogni esame, cerchi di ripetere come una silenziosa preghiera qual capitolo che sai così bene. Ma non servirà a nulla, perchè quella domanda non te la faranno e Kroos sarà sulla fascia destra.
I primi minuti sono quelli più freschi, difesa e attacco, fiato e presenza in campo. L'università è uguale: studi e porti a casa il risultato. Il nostro portiere para il primo attacco avversario ed io sono stata congedata dalla commissione d'esame con un trenta e lode, soffiando il nervosismo proprio come fa Gigi.
Gli esami però sono ancora dodici, è passato solo qualche minuto dal fischio di inizio e bisogna giocarne più di ottanta. Si gioca, si continua a giocare con il cervello e con il cuore, ma non avrei scommesso dieci lire bucate su un campionato così, perchè quando ti strappano via il cuore a metà partita è sempre un casino ritrovare lo schema giusto.
Ma io... io avevo la mia bussola e non ho mai navigato a vista.
Tornando al match, il cervello c'è: la Germania ci prova e ci riprova ad entrare, ma non gli riesce. Mario fa due goal importanti e la differenza la fanno i compagni di squadra. Anch'io ho ottenuto i due risultati più importanti grazie alla mia squadra e al Coach. Quel Coach.
Si va in vacanza con soddisfazione e consapevolezza: un po' come quando i giocatori vanno alle panchine e sono soddisfatti di quel che hanno dato e sentono la responsabilità degli ultimi quarantacinque minuti, i più lunghi per il risultato da difendere e per la stanchezza. Invece si rientra carichi, determinati a difendere i goal e, anzi, a cercarne altri. Peccato per quel fuorigioco di Balzaretti, ma va bene. Va bene anche tornare a casa con 29, ma il 9 sul mio libretto non è mai mancato.
A marzo ho deciso che ci sarei riuscita, che ies ai chen: farò di tutto per laurearmi a luglio!
Solo che attaccare e difendere insieme è un casino: la stanchezza comincia a farsi sentire, la bussola si sta smagnetizzando e va sistemata, la concentrazione cala e...
BAM! Calcio di rigore per la Germania e si va sul 2-1, ma va bene perchè è quasi finita. Il tifo si sente, il calore intorno anche.
Fischia francese di merda, fischia. Sono gli otto secondi più lunghi per gli Azzurri.
"E' finita, è finita, è finita!"
Si va a Kiev.
Si va a Bari.
Scusate, ma io mi sento un po' SuperMario.