venerdì 6 giugno 2008

Qui non è Halloween





Non capisco.

Ci sono diverse cose che non capisco.
Per esempio come sia possibile che la mia vicina di casa suoni il campanello a tutte le ore, se ha la zucca in casa. La mia vicina regala alla famigliadellaspecie la zucca quelle duecentoventi volte l’anno. In realtà metà zucca. È un ortaggio che in casa nostra non manca quasi mai, non perché ne siamo particolarmente ghiotti, ma perché la vicina è generosa. Il fatto è che io e la famigliadellaspecie la zucca proprio non la possiamo soffrire. E tutte le volte la zucca (rigorosamente dopo i dovuti ringraziamenti del caso, chè non ci piace la zucca, ma non siamo maleducati) prende altre strade. Non abbiamo mai avuto il coraggio di dirle che no, a noi proprio non piace la zucca. Quello che non capisco è: perché dice sempre “Visto che a voi piace”? Chi glielo ha detto?
Ho un vicinato particolare.
L’età media è novant’anni. E non sono novantenni normali, visto che invece di stare stesi sul divano a guardare L’Italia sul Due, sbraitano perché la vicina del primo piano minaccia di morte la dirimpettaia, adducendo come movente il fatto che abbia avuto la lavatrice in funzione tutta la notte. Ma soprattutto, con cosa cucinano? Vi inviterei per una gita fuori porta su per le scale del mio condominio. C’è un odore infernale misto tra cipollafrittaavariata e cadavereditopoinputrefazione. Un odore che va via intorno alle sette del pomeriggio, quando però hanno cominciato a cucinare per la cena. E il ciclo nauseabondo continua fino al giorno dopo.
Quando sono venuta ad abitare qui avevo circa dodici anni e mi divertiva dare l’acqua alle piante. Lo facevo intorno alle ventitre prima di andare a dormire. Era strano vivere in un palazzo in cui i colonizzatori delle abitazioni erano ultraottantenni. Strano per una abituata a giocare con i figli di metà vicinato della casavecchia (perché a Barletta usiamo questa locuzione non mi sarà mai chiaro. Il mio ex condominio non è un reperto archeologico ed oggi ci vivono delle famiglie). Mia madre soleva dire che il quartiere era una chiesa. I bambini, nonostante ce ne fossero, stavano in casa con le mamme (all’epoca avevano quei cinque o sei anni. Quando hanno aperto le gabbie, dieci anni dopo, si sono rifatti alla grande). Pensavo che i vecchietti stessero tappati in casa, gobbi, guardando Sanremo e Carlo Conti.
E invece.
Invece, ho compreso la portata del dramma, qualche mese dopo. La dirimpettaia della lavatrice (chiamiamola Calfort per comodità) in un assolato pomeriggio primaverile, inizia ad urlare come una disperata. Non per cattiveria, ma considerando esclusivamente il dato anagrafico, tememmo una vedovanza imminente. Arriviamo al piano terra e indovinate cosa vedono gli occhi della famigliadellaspecie? Calfort e suo marito che stanno menando la dirimpettaia petulante. Il motivo? Ha osato prendere due volantini Despar invece di uno. E a nulla sono valsi gli sforzi dell’intero condominio che stava rinunciando al proprio pezzo di carta in favore di un pomeriggio tranquillo. Ognuno doveva avere il suo.
Quando è deceduta una delle vicine pettegole (riposi in pace, chè in questo condominio non c’è mai stata), il commento di Calfort e delle altre, è stato: Man’u mal ca’ s’n’è sciout.
Che non era un modo colorito per dire “ha smesso di soffrire”, ma un modo bastardo di commentare l’accaduto.
Ogni tanto urlano dalla finestra che dà sul retro del palazzo. I bambini di cinque/sei anni, sono cresciuti e sono diventati dei mafiosetti in carriera. Fanno avanti e dietro con il motorino truccato e fanno un casino che vorrei metterli su Youtube per farveli sentire. Al loro fianco, urlanti, delle ragazze che si scambiano i messaggi per chiacchierare, chè “non deve sentire quella, perché se no, mi frega a quello” (parole udite con le mie orecchie). Una volta li ho visti fare una cosa che Federico Moccia sentirà come familiare. Hanno agganciato con delle cinture le donzelle alle moto ed hanno fatto avanti e indietro con le moto. Non hanno ripetuto la scenetta deliziosa per la semplice ragione che una cinta ha ceduto ed una ragazza è caduta dalla moto che, nel frattempo, era arrivata a Bassano del Grappa. Fortunatamente non ci sono stati risvolti drammatici, se non un livido sul culo e due schiaffoni da parte dei genitori accorsi.
Questo è il mio vicinato. Una mandria di matti.
Tra cui si distingue una ragazzina di circa dodici anni, bella da morire, che suona il pianoforte. In piena estate con le finestre aperte, io studio e lei incurante del manicomio che ci circonda, suona.


11 commenti:

  1. be io ho una dirimpettaia che sta tutto il giorno a parlare con la sua gatta come se fosse sua figlia, ma non è tutto perkè quando la gatta è in calore e vorrebbe andarsene in giro a divertirsi lei le mette il guinzaglio e le urla "SENZ CA FE CA NEN LE" riferendosi ovviamente al gatto di sesso maschile :-) povera gatta




    Saverio

    RispondiElimina
  2. Sarà una dirimpettaia badessa e una gattaprostituta redenta?

    RispondiElimina
  3. Il tunnel dei regali da gradire e dei nomi sbagliati da non correggere.

    Non si sa come si inizia. Fatto sta che ad un certo punto della propria vita se ne è dentro.

    Chissà, forse un no taciuto per educazione, un cenno fatto per cortesia, la speranza o il pensiero di non rincontrare l'altra persona.

    E non si sa come uscire. Come il tabagismo, l'alcool e la droga, serve forza.

    E' capitato a mio padre. Si chiama Raffaele. In realtà Angelo Raffaele. Il titolare di una nota ferramenta del luogo l'ha conosciuto come Angelo e qui è nato il dramma. Da quel giorno si è convinto che mio padre si chiamasse Michelangelo, e quindi ha iniziato a chiamarlo Michele, con i rispettivi diminuitivi amichevoli (Micky, Michè, Mike, Michelino). Il problema che il cristiano è veramente garbato.

    Un giorno eravamo insieme da tale ferramenta e ad un mio cenno di correzione partì il classico pestone sul piede.

    Tuttavia, mio padre è riuscito ad uscire dal tunnel. Uno dei motivi per cui l'ammiro.

    C'è poi il succo ACE con taralli. Ero solito frequentare degli amici di famiglia e la signora, di cordialità semplice e spontanea, una volta mi offrì dei tarallini con del succo ACE. Ora... ci sono due cose che non bevo: il succo ACE e le bevande al gusto ACE. Quel giorno non dissi no. Pensai: "Sarà un caso, finirà prima o poi...". Accompagnato all'ACE mi fu offerto un piattino di tarallini.

    Dalla volta seguente mi resi conto dell'errore. Il frigo della signora, nei giorni in cui si sapeva dovessi andare a trovarli, si saturava di succhi ACE e tra essi, giusto per fortuita discrepanza di standard tra dimensione del cartone e frigorifero, trovavano posto gli altri generi alimentari per la famiglia. Lo stesso nella credenza: chili di tarallini di ogni forma e gusto, comprati appositamente per me che all'epoca stavo a Milano.

    Non so come, ma anche io ne sono uscito. Ora so cosa vuol dire e farò di tutto per non rientrarci.

    RispondiElimina
  4. Vorrei vedere! Il succo ACE è una di quelle cose la cui invenzione avrebbero potuto risparmiarcela!

    Quanto al nome, io ne ho tre più diminutivo (cfr. primo post). Puoi ben immaginare come Mariolina abbia subito variazioni sul tema.

    Però al "Congettì" del parentado paterno, mi sono ribellata a quattro anni.

    Educata sì. Scema, proprio no.

    Un abbraccio

    RispondiElimina
  5. Ma soprattutto, con cosa cucinano?


    La domanda mi sembra retortica:

    Cucinano la zucca, no?


    RispondiElimina
  6. Già Mago, non ci avevo pensato! :-)

    RispondiElimina
  7. Agata non ti scrivo l'indirizzo esatto per ovvi motivi.

    Però ti dico che dal mio balcone si vede la scuola media Baldacchini.

    Ulteriore gita: accorrete in automobile all'una nei giorni di scuola. La Parigi Dakar diventa un passeggiata di piacere al confronto!

    RispondiElimina
  8. ora capisco è dalle parti di casa mia!

    RispondiElimina
  9. Vorrei spezzare "un' arancia" a favore della zucca, che adoro letteralmente.

    Tra l'altro tra le mie specialità in cucina ci sono cavatelli crema di zucca e pancetta e risotto alla zucca.

    Dicono siano ottimi...


    Il ritratto del "conbicinato" fa molto film di Virzì (alla Ovosodo per intenderci...)

    RispondiElimina
  10. Il vicinato ringrazia per il paragone cinematografico.

    Per quanto riguarda la zucca, la prossima volta ti verrà recapitata a mano. In cambio, il pagamento in natura con questi cavatelli. Mi ispirano.

    RispondiElimina