domenica 22 novembre 2009

Discrezione

Questa mattina ero impegnata nella lettura degli affreschi della Camera Picta del Castello di San Giorgio a Mantova, commissionati dai Gonzaga ad Andrea Mantegna. Cosa c'entra questo con la discrezione? Forse proprio nulla, è vero. Fatto sta che per vedere i Gonzaga ritratti in una scena quotidiana (senza rinunciare al taglio celebrativo, finalità principale della Camera), Mantegna deve aprire una cortina sul loggiato. Oltre questa cortina c'è Ludovico con tutta la famiglia e la sua corte. Non solo: sulla volta l'artista apre un oculo da cui dei putti si affacciano come a spiare la scena dall'alto.
E' possibile che Mantegna stesse spiando i Gonzaga nel momento in cui Ludovico incontra per la prima volta il figlio Francesco diventato cardinale? Certamente no. La commissione parla chiaro: la Camera Picta era un piccolo vano con funzioni rappresentative, nel quale i Gonzaga ricevevano gli ospiti di prestigio e la celebrazione di un figlio cardinale su quelle pareti doveva servire proprio a questo.
Però è curioso l'espediente usato dal Mantegna per "sfondare" le pareti di una camera angusta. Sembra quasi una forma di reality ante litteram, tanto che, pur dovendo celebrare i Gonzaga, Mantegna non si piega all'idealizzazione dei personaggi, ma li ritrae esattamente come sono: nasi pronunciati, rughe, doppimenti, non sono sacrificati, anzi.
Ma ancora: tutto questo cosa c'entra con la discrezione?
La scorsa settimana ho appurato che il pettegolezzo, farsi gli affari altrui, l'intervento in questioni private spiattellate come fossero casi nazionali è diventato uno sport olimpico.
La cosa curiosa è che le persone si sentono in diritto di intervenire non solo su aspetti superficiali riguardanti gli altri, ma anche sulle scelte già fatte. Il reality ci ha messo del suo: sembra che tutto il mondo sia chiuso in un acquario e il suo doppio al di là del vetro (la cortina appunto) osserva e ne discute.
La cosa potrebbe sembrare solo teorica, ma se ci fate caso, almeno una volta nella vita è capitato a tutti di sentire la famosa domanda: ma perchè...?
Una domanda, la cui risposta più opportuna non ha mai trovato bocca, ma solo cervello: ma perchè non ti fai i cazzi tuoi? In questo caso la parola "cazzi" non è la cafonata d'occasione, ma diventa termine tecnico - scientifico. In pratica sentitevi legittimati ad usare la parola "cazzi" se decideste di rispondere sinceramente alla domanda, perchè essendo una domanda del cazzo, necessita di "cazzi" anche nelle risposte.
Ma torniamo alla Camera Picta ed ai putti che sbirciano dall'oculo sulla volta. E' un artificio ottico eccezionale, in pratica le figure spiano la scena dall'alto. C'è poco da fare. Si affacciano e guardano cosa succede nella Camera: il classico caso di "se i muri potessero parlare...", reso magnificamente in pittura.
La discrezione in quel caso non esiste proprio. Se la cortina si apre davanti a Ludovico e lui sa di essere osservato dallo spettatore, si assiste al paradosso dello spettatore che a sua volta è spiato dai putti. In pratica è come se ci fossero delle telecamere a riprendere le telecamere della casa del Grande Fratello, che a loro volta riprendono i dieci imbecilli dell'anno (ma questa è solo una mia opinione, non divaghiamo).
Curioso è infatti scoprire (con somma gioia, lo ammetto) che la stessa persona che è stata indiscreta con qualcun altro, si è lei stessa prestata (e non solo il fianco, ma culo, gambe e braccia, testa inclusa nel prezzo) al pettegolezzo come fosse qualcosa di normale. Della serie: un pettegolezzo val bene la mia testa sul vassoio di argento di qualche avvoltoio. E aggiungo che in qualche caso, se non avessi conosciuto bene il pettegolo in questione, avrei dubitato della sua intelligenza (salvo dubitarne ugualmente se la persona in questione sembra stia facendo questo senza un motivo preciso).
Trovo il pettegolezzo un'arte. Non lo condanno a priori come potrebbe sembrare in effetti, ma lo trovo un divertissement, che non deve nuocere e non deve mettere in imbarazzo. Prima regola: divertirsi e poi pensare ad altro. Restare ancorati allo stesso pettegolezzo per mesi significa non avere nulla da dire, nulla da scoprire, o peggio, nessuno scopo nella vita. Aggrapparsi agli avvenimenti della quotidianità altrui, significa non trovare un senso nel piattume della propria, che è quanto di più lontano possa esserci dall'esigenza di creare un'illusione ottica per allargare una stanza (per il Mantegna).
In pratica, se non dovete affrescare una stanza piccola, è inutile che vi affanniate a sollevare cortine o ad affacciarvi dall'alto: un consiglio non richiesto non insiste. Tace.


mercoledì 9 settembre 2009

Videocracy. Mediocracy. Idiocracy.

Ieri sera sono andata al cinema a vedere Videocracy.
Per chi non l'avesse visto anticipo qualcosa: tre facce di culo che, ognuna a suo modo, contribuisce a drogare le già devastate menti della popolazione italiana che si presta. Alla fine muoiono tutti. Forse.
Mi domandavo se esiste un antidoto. Mi domandavo se questa follia di massa ad un certo punto finisce o continua all'infinito. Ieri guardavo l'avanzo di gal... Corona e mi veniva da vomitare. Guardavo il nan... premier e mi veniva da vomitare. Guardavo il papp... Lele Mora e mi veniva da vomitare. Poi però mi sono resa conto che è tutto legittimo. La follia è che quello che dicono e fanno è legittimo. Pensateci un attimo: questa gente è legittimata dalle migliaia di persone che baciano la terra dove camminano. Sono in grado di ipnotizzare quei poveracci che li seguono con quattro sorrisi e la prospettiva di fare soldi.
Tutte vogliono diventare veline. Ognuna offre quel che può, in senso letterale e figurato. Si diventa mogli di calciatori nella peggiore delle ipotesi, puttana di qualcuno che conta nella migliore.
Tutti vogliono sfondare nel mondo dello spettacolo. Vendendo la madre se necessario, ma tant'è.
Tutti vogliono essere sopra tutti (o tutte, fate voi). Soprattutto in tv.
Sono disgustata.
E mi domando se c'è una speranza, anche una sola, che l'idiozia di massa finisca, ci si svegli tutti quanti e si mandi a quel paese questa sonnolenza che rovescia tutti gli equilibri.



martedì 14 luglio 2009

No Madonna dello Sterpeto? No party!

E fu così che sulla festa patronale di Barletta calò il sipario.
Appuntamento di interesse sociologico, per un motivo assai curioso, attira gli etologi di tutto il mondo che ogni anno aggiungono un tassello agli studi del settore. Giudizio che a quanto pare rimane inascoltato per una festa sempre uguale a se stessa.
Ieri parlavo con un'amica e riflettevo ad alta voce sul fatto che la festa patronale è curiosa non nei tre giorni di festa, ma in quelli immediatamente successivi.
Le ragazzine tra i 13 e i 16 anni avranno tutte il tattoo della cinese che sta in piazza Marina. I disegni sono sempre quelli da circa dieci anni. I più gettonati sono i tribali e le rose. Le più trasgressive optano per un'intramontabile Cappella Sistina. A prescindere dal soggetto le accomunano i genitori che almeno per una settimana non sentiranno la litania del mammavoglioiltatuaggio. Nella stessa settimana porteranno addosso gli oggetti acquistati in giro per le bancarelle. Sembreranno alberi di Natale fuori stagione, ma questo solo per i dieci minuti di strada da casa all'appuntamento con l'amica del cuore. Lì decideranno insieme chi mette cosa, perchè entrambe avranno gli stessi identici accessori. In quel momento appare la borsetta in cui infilare gli accessori che non possono essere indossati, perchè li porta l'amica. La borsa è generalmente quella firmata tarocca, costata circa 40 €, che è di plastica ma almeno ha il 6 x 3 di Louis Vuitton in bella vista. Qui non si pone il problema della borsa uguale alle altre, perchè è un oggetto trendy, elegante e chenonmuoremai.
Questo vale ovviamente per le ragazzine trendy e al passo con la moda. Poi ci sono quelle rockettare, pseudo punk che hanno scoperto quanto è bello il rock grazie ad una ragazzetta frigida, bionda e sempre con il broncio, che si chiama Avril Lavigne. In quel caso rimane il tatuaggio, ma il soggetto è gothic. Gli acquisti sono: il cinturone borchiato comequellodiNirvanachecostaassai, la maglietta nera con la stampa di Avril Lavigne o dei Tokio Hotel, gli orecchini viola, gli orecchini neri, il piercing finto, una borsa nera lunga possibilmente da trascinare per terra, per la buona azione di pulizia della città.
Le ethno-chic comprano solo dall'indiano più italiano di tutti che sta in piazza Marina e che vende da vent'anni gli stessi cd, su cui il bollino SIAE è ancora bianco e rosso. Acquistano tutto ciò sia spacciato per etnico, qualsiasi cosa voglia dire. Dici che proviene dalla Tunisia e loro ci credono anche se sopra c'è scritto a caratteri cubitali Made in China.
Il genere maschile si presta poco, ma anche qui abbiamo qualche chicca.
Il fidanzato della ragazza trendy compra dallo stesso senegalese cintura, cappellino e borsello di Gucci. Il tutto dietro suggerimento della girl, perchè se non fai pendant non sei cool. I più assurdi acquistano mascherine per cellulari che devono ancora comprare o cavetti pronti ad esplodere al primo utilizzo.
Il ragazzetto punk acquista il cinturone borchiato, la maglietta del gruppo più sconosciuto punk, metal - hard - super - extra - dark - rock. Ovviamente nera. Ci abbina un chilo e mezzo di catene metalliche, pronto per girare come una ferramenta ambulante. L'acquisto è coronato dalla nuova pallina per il piercing alla modica cifra di 7 - 8 euro.
Tutti, senza alcuna distinzione di stile, razza o religione, ti diranno: ho fatto un affarone. La stessa cosa la può dire il venditore ambulante, ma lui almeno può dirlo a ragione.
Gli argomenti di discussione saranno sempre quelli. Il Ranger, sono dieci lustri consecutivi che detiene il titolo di giostra più pericoosa dell'anno. La più stupida sarà l'ottovolante, ma tutti ci avranno fatto almeno un giro, foto annessa.
Le mamme a casa avranno scoperto quanto è bello fare le casalinghe con il tritatutto, il tagliatutto, l'asciugatutto e il lavatutto con filippina incorporata.
Le bambine andranno in giro con la treccina di cotone e le collanine di plastica, mentre i maschietti con la pistola ad acqua. Entrambi prenderanno in giro il bimbetto che ha vinto alla pesca il cono di plastica con la pallina di spugna che rimbalza.
I papà gireranno con il portafogli vuoto, pronti a giurare che la prossima volta si va fuori città.
E io?
Io me la sono filata a Polignano perchè c'era una manifestazione bellissima, che ospitava decine di autori che presentavano il proprio libro negli angoli del centro storico. I miei acquisti? Rigorosamente grautiti: foto e autografo di Ascanio Celestini, che posterò appena possibile.
E anche stavolta ho fatto l'intellettuale da strapazzo!


mercoledì 1 luglio 2009

Il mio neurone è una scheggia

Il mese di giugno non poteva concludersi in modo migliore: ho superato lo scoglio di storia moderna. Ventinove/30 è la valutazione del prof.
Per celebrarlo e coronare degnamente il successo, una figuraccia non potevo farmela mancare. Ci ho riso troppo per le due ore successive, perchè è una di quelle cose che in genere fanno vedere nelle sit com, quelle situazioni che dici "Seeee! Mica ci sono sul serio figuracce del genere!". Ora sono certa che possono esistere sul serio.
Con due amiche cerco un posto sul treno. Troviamo tre posti liberi: su quattro sedili disponibili, uno è occupato da un signore di circa quarant'anni. Ci sediamo.
Passa il controllore. Biglietto qui, biglietto là, trallallerollallà. Il signore non ha il biglietto: si alza e si allontana con il controllore per tornare dopo qualche minuto al suo posto. Noi continuamo a chiacchierare come prima.
Premessa: ieri mattina il secondo binario di Barletta era occupato da circa duecento persone dirette a Lourdes. Avevano spalmato sui binari valigie, tende da campeggio, barbecue, sarcofaghi, copie del Laocoonte, sagome di Antonella Clerici, plastici di Villa Certosa con Bruno Vespa ad illustrarli. Le duecento persone naturalmente erano posizionate a venti centimetri dai binari, per tutelare il patrimonio da portare in viaggio. Passa un treno ad alta velocità, il cui capotreno stava giocando alla prova di virilità con la velocità della luce: vinceva lui. I villeggianti impassibili, sembrava non si fossero accorti del passaggio di un treno a trecento km orari, a due centimetri dalle loro facce.
Nel frattempo un ragazzo dell'esercito, in divisa (con un marcato buon senso evidentemente), lì vicino borbottava:
- Eh, ma non si spostano, sono incoscienti! Ma non lo so io! Poi ci si scandalizza quando succede qualcosa! Ma se le cercano!
Io l'ho guardato, ma non ho detto niente, anche perchè penso che gli incoscienti siano quelli che sparano i treni a tutta velocità nelle stazioni, soprattutto se non ci sono binari intermedi su cui farli correre.
Fine premessa.
Racconto l'episodio alle mie due amiche. La mia delicata e silenziosa voce da elefantessa in calore penso non abbia bisogno di presentazioni.
Io: Ragazze, stamattina ho visto una cosa allucinante! Quei PAZZI CRIMINALI delle Ferrovie dello Stato hanno lanciato un treno a tutta velocità con il secondo binario stipato di gente fino ai bordi! Era il Freccia Rossa, Freccia Argento, Luna Rossa... boh! Comunque i nuovi treni veloci.
Interviene per la prima volta il signore seduto con noi.
Signore: Luna Rossa è la barca.
La mia vena comica sarà anche scarsa, ma insomma: Luna Rossa era una battuta.
Io: Ah, già. Freccia Rossa!
Lui: Quel treno è Freccia Argento.

(Ehm... ehm... Gulp!)

Io: ... Ferrovie dello Stato per caso?
Amica: Oh mio Dio! Gli hai dato del pazzo criminale!!!
Ebbene, sì. Cioè. Non sono sicura che quell'uomo fosse delle FS, ma temo che sia proprio così. Il neurone si è svegliato solo stamattina. Dopo storia moderna l'ho lasciato dormire e come avete potuto leggere gli effetti non si sono fatti mancare!
Che dite lo vinco il Figur e' mmerd Award 2009?


mercoledì 24 giugno 2009

Attenti al Berluscane. E' senza guinzaglio. Praticamente wireless.

Festeggiate amici ascoltatori. Sto scrivendo dal mio (mio, m - i - o) portatile! Questo è il primo post dal mio MSI portatile.
Già, già. Me con il pc di una marca che ricorda le camice nere. Mi verrebbe da piangere se non fosse che non diventerei fascista neanche se diventasse l'unico partito in tutta la galassia. Piuttosto mi vien da piangere dopo aver saputo delle ronde nere. Pare stiano cercando volontari. Non hanno preferenze sulle scelte politiche, non sono così chiusi. Però bisogna obbedire. Che mi ricorda qualcosa, ma non so bene cosa. Vi farò sapere dopo aver ripassato la storia contemporanea.
A proposito di assurdità dal mondo e dall'Italia (di assurdità si tratta: da dove possono arrivare altrimenti?), mi inchino davanti al veronese che ha chiamato il suo cane Berluscane. Lo hanno multato. Sono pronta per la colletta, se non altro per solidarietà.
Da impedita quale ero con il pc sto diventando davvero brava! Ho praticamente installato da sola la rete wireless sul portatile (fare di necessità virtù: quando si rompe il cavo di rete arrangiati in qualche modo!), chiedendo aiuto al 187, ma comunque senza fare la figura della montanara. Tralascio il fatto che mio fratello, il campione dei computer, ha tolto la connessione per non si sa bene quale motivo e adesso per riconfigurare la rete devo pagare 24,90 € per far venire a casa un tecnico di Alice. Già: niente connessione se non viene il tecnico offerto a soli ventiquattroeuroenovantacentesimi. Mi pare giusto. E io pago. Ma anche no, direi: maschiodellaspecie pensaci tu come il gigante buono!
In questo momento vi scrivo con le pagine del Carpanetto - Ricuperati davanti: sto studiando storia moderna. Fino a ieri non sapevo nè con chi, nè su che testi, nè quando avrei dovuto fare l'esame, poichè lunedì a Bari ho scoperto che hanno cambiato commissione e quindi libri di testo. Tutto ok se non fosse che io lunedì avrei dovuto darlo l'esame, mentre adesso devo aspettare martedì. Poco male: se il professore non ama il pericolo mi farà fare l'esame senza problemi. E se ama il pericolo? Avete presente l'incredibile Hulk irritato? Divento così.
Appunto, l'esame. Vado a studiare storia moderna, l'esame più inquietante del mio corso di laurea fino ad oggi. Perchè? Leggete sotto.

"A Versailles si disegnano gerarchie di tipo nuovo, sulla base del rapporto intrattenuto con il sovrano: non sono più i titoli che determinano il grado nobiliare, quanto la vicinanza al re."

(Benigno - Salvemini, Le regole del gioco, Laterza 2005).

Si riferisce naturalmente a Luigi XIV, ma a me sembra che possa, con le dovute modifiche, essere calzante per un altro personaggio politico più recente. Indovinate chi?

mercoledì 20 maggio 2009

A volte ritornano...anche Puglia In - Difesa!

Per la serie, a volte ritornano. Ma questa volta non sono qui per parlare del mio compleanno, né dei miei esami né della mia vita, perché di Alfonso Signorini ce n'è uno e basta e avanza.
Piuttosto oggi sono qui per invitare gli intellettuali, i finti intellettuali e quelli che con le brochure degli eventi culturali fanno i filtri per le sigarette corrette, alla terza edizione di Puglia In - Difesa.
Qui sotto c'è il comunicato stampa dell'evento e, per i più pigri, posto il link al sito del Centro di Studi Normanno - Svevi, nel quale potrete trovare tutte le informazioni e il programma dettagliato.
Segnatelo sull'agenda dunque, vi aspetto!


"Torna a Barletta, dal 23 al 29 maggio, la sua terza edizione di “Puglia In-Difesa” dal titolo “Castel del Monte, Barletta e non solo”. Questa volta sarà una settimana ricca di incontri ed eventi su temi ed emergenze vicine al territorio della sesta provincia pugliese e vedrà coinvolte alcune delle associazioni culturali rappresentative della zona.
"Puglia In-Difesa” nasce da una idea di Franco Cardini, docente della SUM di Firenze, e da Raffaele Licinio, direttore del Centro di Studi Normanno-Svevi dell’Università degli Studi di Bari, per monitorare e denunciare tutte quelle situazioni di degrado del patrimonio culturale pugliese. Numerosi i casi trattati nelle due precedenti edizioni: dal mosaico della cattedrale di Otranto al monastero di Calena a Peschici, dal faro di Punta Palascia al parco del fiume Ofanto, ma anche momenti di dibattito e di tavole rotonde come quella con gli esperti del Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia. Situazioni che hanno reso Barletta un punto di riferimento regionale dove riflettere su casi particolari e proporre soluzioni spesso seguite con esiti positivi.
Questa volta l’Amministrazione comunale di Barletta, guidata da Nicola Maffei, e il Centro di Studi Normanno-Svevi, diretto da Raffaele Licinio, con il patrocinio dell’Assessorato al Mediterraneo e all’Assetto del Territorio della Regione Puglia, dell’Università degli Studi di Bari, dell’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie-Nazareth e del Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia e in collaborazione con l’Associazione Difesa Insediamenti Rupestri e Territorio di Bari (Adirt), la sede di Barletta dell’Archeoclub d’Italia, il Centro Turistico Giovanile “Gruppo Leontine”, il Comitato Italiano pro Canne della Battaglia e il Cinema Opera di Barletta presentano la terza edizione di “Puglia In-Difesa: Castel del Monte, Barletta e non solo”. Sei giorni di incontri, dibattiti, tavole rotonde, ma anche spettacoli e momenti di aggregazione giovanili. Tutto ciò per attirare l’attenzione sulla situazione di alcune realtà monumentali e archeologiche territoriali, cercando soluzioni condivise ai problemi che esse vivono. Ma anche per riflettere sugli elementi simbolici del territorio e sull’uso distorto che la comunicazione di massa propone dei monumenti pugliesi. Un esempio? Castel del Monte, oggetto di una tavola rotonda alla presenza del prof. Franco Cardini. Si parlerà dunque del territorio, dei suoi segni e dell’uso che se ne fa: la musealizzazione degli scavi della Cattedrale di Barletta, dell’area archeologica di Canne della Battaglia, delle masserie pugliesi e di focaccia.
Infatti, simboli di questa terza edizione non saranno soltanto il maniero federiciano e la chiesa matrice barlettana, ma anche la “focaccia barese” motivo principale del film-documentario di Nico Cirasola “Focaccia blues”.
Per questo motivo sabato 23 maggio alle ore 11.00, presso il Palazzo Della Marra di Barletta alla conferenza stampa di presentazione dell’evento saranno presenti il regista Nico Cirasola e gli attori Dante Marmone e Tiziana Schiavarelli insieme al produttore Alessandro Contessa e nello stesso giorno il film sarà proiettato gratuitamente al Cinema Opera nello spettacolo straordinario delle 16.30.


Tornerò prestissimo per raccontarvi altre storie sulla vostra Mr Bean in gonnella preferita! Promessa di Mario!

domenica 19 aprile 2009

Chi l'ha visto? Io!

Mr Bean in gonnella colpisce ancora.
Vi ricordate questo post? C'è una seconda puntata.
Ho ritrovato il libretto universitario perduto.
Era in una tasca di una borsa nella mia camera.
Mr Bean (l'originale) in una conferenza stampa ha dichiarato che, avendogli io fregato il titolo di Idiota dell'anno, non ha più senso continuare la sua carriera. Si ritira dalle scene e lascia a me lo scettro.
Sono molto orgogliona.
E comunque, io l'avevo detto:
"PS. 10 a 1 che appena arriva il libretto nuovo, salta fuori quello vecchio."
Mi conosco troppo bene.

venerdì 17 aprile 2009

Alice nel paese dei call center

C'è un orario in casadellaspecie considerato sacro. Il dopo - pranzo. La famigliadellaspecie si riunisce a tavola e poi attacca con discorsi più o meno utili, più o meno seri, più o meno trash, più o meno.
Telefonare in questi momenti è sconsigliatissimo dalla famigliadellaspecie per almeno due buoni motivi:
1. Nessuno vorrà alzarsi dal divano per rispondere al cordless, irragionevolmente sempre al suo posto.
2. Si è nel momento ancherespiraremifafatica, pensate rispondere al telefono e tenere il livello di attenzione accettabile per una conversazione anche solo di monosillabi.
Per farla breve, se volete rompere i maroni in casadellaspecie, chiamate intorno alle 14.00.
Ovviamente questo fatto è ignorato completamente dai call center di Tele2, Alice, Fastweb, Infostrada, Kellog's, Braccio di Ferro, Banda Bassotti, Moira Orfei. Che chiamano puntualmente dalle 14.00 alle 14.30.
Centralinistasottopagata: Buonasera signora, posso parlare con il signordellaspecie? (Che poi, qui vi farei un appunto: non è che se parli con il titolare della bolletta telefonica è più probabile che firmi il contratto. Vi pagano a scatto? Ogni minuto è un euro sullo stipendio? Fanno così ora?)
Mammadellaspecie/papàdellaspecie: Avete sbagliato numero. Non vogliamo aspirapolveri. Chiama più tardi. Non c'è (esilarante se a dirlo è proprio il signordellaspecie!).
Femminadellaspecie: (cui scoccia rispondere di merda) No. Chiami più tardi. Non ci interessa. Domani ti prenoto un biglietto aereo.
In pratica un inferno post - pranzo, che blocca la digestione e ti fa vomitare le ultime dieci bollette telefoniche.
Succede che la femminadellaspecie, genio del crimine come pochi,  studia uno stratagemma originale, educato e abbastanza esplicito, che cancella immediatamente il cognome dalla lista nera degli utenti a cui rompere i maroni al primo pomeriggio.
Centralinista di Tele2 (ma può essere anche Fastweb, Infostrada, Moira Orfei etc.): Buonasera chiamo da Tele2 abbiamo un'offerta per non pagare più il canone Telecom.
Femminadellaspecie: Non lo pago da tempo!
Centralinista di Tele2: Ma non è possibile? Cosa avete?
Femminadellaspecie: Alice.
Centralinista Tele2: (appurato che non sono la titolare della bolletta prova a fare la furba) Ma Alice è Telecom.
Qui scatta il piano criminale.
Femminadellaspecie: Già, ma abbiamo attivato la promozione AliceTuttoIncluso. Ora non si paga più neanche con Alice.
Centralinista di Tele2: Ah. Va beh. Non importa.
Insomma, basta dire una battuta qualunque delle pubblicità ed è fatta.
Il gioco funziona da mesi. Mai presa una buccia di banana.
Datemi l'Oscar pliiis!
Se non che...
Oggi chiama il solito call center.
Centralinista: Signorina posso parlare con il signordellaspecie?
Io, abituata a saltare i convenevoli, salto subito alle conclusioni: No, non paghiamo il canone, abbiamo AliceTuttoIncluso!
Centralinista: Ah, ma io chiamo proprio da Alice! Volevo sapere se vuole attivare la promozione del digitale terrestre!
Io: Sob! Glom! Ehm...! Chiami un'altra volta, grazie!
Ora, popololettoredellaspecie...avete suggerimenti altrettanto geniali da proporre?

sabato 14 marzo 2009

Facebook ovvero Delle mode del web

L'hai snobbato per un po'. Quel po' che, in termini temporali, significa una trentina di giorni in cui tutti i tuoi contatti delle rubriche di Msn, e-mail, Myspace, Flickr, Badoo e chipiùnehapiùnemetta, ti hanno inviato l'invito ad iscriverti. Hai pensato "mi manca solo questo, poi dormo davanti al pc". Ti sei rifiutato per un po'.
Poi hai ceduto.
Non sai come questo sia potuto accadere. Ti sei più volte domandato se sia stato il collega o la vicina di casa. Non lo sai ancora, ma hai il tuo account. Adesso sei nel vortice.
Si chiama Facebook. Ribattezzato Feisbuc (o Feisbuk se a scrivere è una fan dei Tokio Hotel) per darsi un tono.
Ci hai messo nome e cognome. Tanto per sputtanarti ulteriormente, ci metti una foto. Hai perso tre ore e mezza delle tua giornata lavorativa, per scegliere quella in cui sei più attraente. Hai fatto anche qualche autoscatto con la webcam, ma poi hai scelto la prima che avevi selezionato. Tre ore e mezza a puttane.
Ti ci abituerai molto presto.
Non hai ancora amici e per iniziare cerchi la partner e gli amici che, sai per certo, hanno il profilo su facebook da quando erano in fasce. Vuoi fare numero, così quando troverai persone che potresti conoscere, farai lo sborone mostrando tutti i tuoi amici. Il fatto che li senti quasi tutti i giorni è di secondaria importanza.
Dopo due giorni sulla casella di posta elettronica abitualmente deserta, trovi trecentoventi e-mail che ti informano che l'amico Crispino ha scritto sulla tua bacheca, ha commentato una tua foto, ha risposto a domande su di te, ti ha taggato in una nota, ti ha inviato una mail, ti ha pensato, ti ha cagato di striscio, ti ha ignorato.
Avevi un album con dodici foto. Sono diventate ottocentoventidue. Nelle altre ottocentodieci sei stato taggato dagli amici di Facebook. Sono aumentati fino ad arrivare a settecentoquarantanove. Più della metà puoi giurare di non averli mai visti in vita tua, però la netiquette impone di non ignorare le richieste di amicizia. E' maleducazione.
Tra le foto hai trovato anche quella della prima elementare. Ti ha taggato l'ex compagno di scuola. In realtà ha taggato con il tuo nome il compagno di scuola che odiavi profondamente, solo che quando l'hai fatto notare, ha cancellato il tuo commento e non si è più fatto sentire.
Sulla tua bacheca campeggia di tutto: il fatto che sta piovendo, che hai mangiato la pastasciutta, che sei giù di morale, che ascolti il cinguettio degli uccelli, che hai scoreggiato, che hai telefonato, che la sigaretta si è fumata da sola perchè chiedevi e accettavi l'amicizia. Questo fatto porta la gente più sconosciuta a chiederti il perchè delle tue azioni ed inizia un botta e risposta senza senso nè perchè.
Gli amici ti invitano ad iscriverti al gruppo: di quelli che odiano la politica, di quelli che amano la lettura, che fumano, che vogliono trombarsi la mamma dell'amico, che invierebbero Gigi D'Alessio su Marte, che fanno gli intellettuali fuori dalla galera. Ti iscrivi a tutti i gruppi. Non te ne rendi conto e sei iscritto contemporaneamente al gruppo che darebbe fuoco alla Tatangelo e quello che raccoglie le firme perchè la Tatangelo faccia il prossimo concerto a San Siro. Ormai ti iscrivi ai gruppi con la stessa frequenza con cui respiri e vai in automatico senza sapere niente.
Ti contattano i tuoi amici di scuola sulla chat di Facebook. Chi l'ha ideata ha ricevuto la mazzetta dall'Unione Oculisti Italiani, poichè grazie alle dimensioni microscopiche dei caratteri e della finestra, stanno aumentando le visite oculistiche. Come far girare l'economia.
Sulla chat l'ex compagno di scuola Ugo ti accoglie con un ciaaaaaaaooooooooo e ti chiede come va?, neanche vi foste lasciati la sera prima. Gli rispondi tutto bene, e tu? e ti ritrovi la bozza della sua biografia per le mani. Gli rispondi che sei contento per lui (in qualsiasi caso, che sia diventato Premio Nobel o che sia a Rebibbia) e che anche a te è andata bene. Fai appena in tempo a dire Dopo la scuola io..., che lui ti dice che deve tornare al lavoro.
Il lavoro tu te lo sei dimenticato. Anche perchè non appena Ugo diventa offline, Asdrubale ti contatta per sapere come stai. Asdrubale non sai chi sia. Sai solo che dei novecentocinquantasette amici (hai accettato altre numerose richieste), dodici sono in comune. Probabilmente non siete neanche nella stessa città, ma si sa...la netiquette.
Hai dato conferma della tua presenza a tutti gli eventi a cui sei stato invitato. Uno è in Burkina Faso, ma dici ugualmente parteciperò.
Hai abbandonato la tua vita reale. Non accetti più gli appuntamenti perchè devi sfidare l'ex fidanzato della sorella dell'ex compagno di scuola del vicino di casa di un tuo ex professore (vi siete conosciuti perchè ha trovato il tuo nome sulla bacheca dell'ex fidanzata) a Battle of Bands. Sei dimagrito, pallido e non lavori più. Il tuo lavoro sta diventando Facebook. Attualmente vanti il dottorato di ricerca di amici su Facebook. Tua mamma è orgogliosa. I titoli sono importanti.
Sei diventato offline per un quarto d'ora durante la tua giornata per andare a comprare le sigarette. La tabaccaia è tua amica su Facebook, ma non la saluti e a malapena le indichi le sigarette.
Torni a casa e una volta online le regali un paio di pantofole a forma di coniglio per San Valentino. La tua ragazza lo scopre e sulla bacheca ti pianta una scenata di gelosia epocale. Il giorno dopo i  tuoi millecentotre amici ti mandano un messaggio di posta perchè vogliono sapere come è andata. Lo confidi solo ad uno di loro, ma dopo circa otto secondi, la tua confessione con le dovute cornici si trova spiattellata sulla bacheca della tua ex. Tu e la tua ragazza vi lasciate. Cambi lo stato sentimentale. Non sei più fidanzato, ma single. Tutti gli amici e gli amici degli amici ti chiedono perchè, poi dal botta e risposta ricavano i fatti e li riassumono sulla tua bacheca. Per consolarti fai tutti i test di Facebook. Ormai sei diventato così bravo che sai perfettamente quali risposte dare. Sei Sailor Mercury, Einstein, un dandy, un hippy, un lussurioso all'inferno e un vibratore.
Mandi un poke a tutti gli amici anche se non sai cosa significa e chattando con degli sconosciuti ti addormenti davanti al pc.
Quando ti svegli scopri che era solo un brutto sogno. Scorgi sulla posta circa dodici inviti ad iscriverti a Facebook.
Decidi che è ora.
Di cancellarli dalla rubrica della casella di posta elettronica.



Dedicato a Ciccio e Victor

sabato 28 febbraio 2009

Televisione. Questa sconosciuta amica del cuore

Marco Carta ha vinto Sanremo.
Sì, lo so cosa state pensando. E' passata una settimana, pensavamo di essercene liberati, non è possibile che se ne parli anche qui, non pensavo che Mariolina fosse così trash. Sono d'accordo con voi.
Torniamo a noi.
Maria De Filippi, ieri sera a Matrix, ha detto che Marco ha vinto perchè il pubblico ha premiato il suo lato impulsivo.
Ho ragionato un po' su questo.
Perchè?
Perchè premiare uno che, se dovesse stare su un palco con i musicisti, esattamente come la sottoscritta capra, non distinguerebbe neanche con l'aiuto da casa una chitarra da una batteria? Perchè premiare uno che (scommetto la testa) pensa che le scale siano l'alternativa all'ascensore?
E' impulsivo. Che poi i cd facciano schifo, è secondario. E non diciamo de gustibus. Fa schifo e basta.
Impulsività. Questa sconosciuta.
La televisione ci offre spunti notevoli. E l'audience ringrazia.
Ora. Non facciamo i bigotti al cazzo, perchè pure qui c'è il rutto libero ed ogni tanto, anch'io regalo qualche fiore. Ma se permettete, non lo faccio in certi casi. Quelli in cui non solo il buon senso, ma anche il pudore mi impone di mantenere un certo savoir faire.
Ma si sa, io non sono impulsiva. E non vincerò mai Sanremo.
C'è un altro aspetto del reality, sempre di stampo Defilippiano, che emerge oggi.
L'incapacità.
Ad Amici più si è incapaci, più possibilità ci sono che si arrivi alla finale. Nove volte su dieci, quelli che sanno cantare e ballare con criterio, vengono fatti fuori. Perchè non fanno casino. Perchè il loro nome non è sempre sulla bocca di tutti. Perchè non polemizzano. Perchè passano il proprio tempo su note e coreografie e si preparano a dovere per la puntata settimanale. Questo comporta un risultato meschino: sono poco visibili e quindi bassi in classifica. Sempre per la logica che è l'impulsività che vince, non la capacità. Se sono a braccetto, tanto di guadagnato. Se sono separate, sacrifichiamo il più bravo, perchè un'altra strada ce l'ha sicuro. Ma adesso diamo da mangiare al bimbo povero Piersilvio.
Altro aspetto del reality è che uno solo ha ragione. Chi alza la voce o chi dice l'ultima parola al microfono. Non ha ragione quello che critica o loda con criterio. Ha ragione chi ha l'ultima parola. Naturalmente la ricetta giusta vuole un pubblico che applaude e urla. Nel reality, nella fattispecie Amici, non ci sono ragioni differenti, motivazioni individuali o semplicemente "il mondo è bello perchè è vario". No. Si va avanti ad oltranza, cambiando le carte in tavola, gettandola sui casi umani, sul gusto personale che deve essere universale, anche parlando da soli se serve, ma mai dando ragione all'altro. Si può dire la stessa cosa, ma l'altro non ha ragione. Ha ragione il primo in classifica. Che balla/canta da cani, ma è primo in classifica. Gli ultimi saranno i primi in una vita in cui non ci sarà il televoto.
Conclusioni?
Nessuno guarda la tv. Mi spiegate allora, come cazzo è che nella vita reale la gente ha assunto quei modelli comportamentali e sembra di stare in un reality?
Per rispondere potete votare inviando un sms...

venerdì 20 febbraio 2009

Lettera aperta a Ghiandola

Caro Peppe, caro Tommy, care Ghiandole tutte,

ci eravamo francamente ripromessi di non intervenire, seppur sollecitati direttamente e indirettamente, sul post in questione. I motivi erano molti e rimarrebbero molti anche ora. Però, visto che ci chiamate in prima persona, vi diciamo perché non condividiamo l’iniziativa, il post e il pensiero che lega il post al tutto.
Ci hanno insegnato, non credo sbagliando, che la Carità è una delle virtù cristiane. Come diceva San Paolo, anzi, la Carità è la virtù per eccellenza (I Corinzi 13, 1-13). C’è un passaggio della lettera di Paolo ai Corinzi che cerchiamo di tenere sempre a mente. Ve lo scriviamo, perché vorremmo che capiste fino in fondo: La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell`ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Ci chiederete: cosa c’entra tutto questo? Proviamo a spiegarvelo.
Non crediamo che prendere a pretesto la situazione disagiata (fortemente disagiata) di un singolo uomo per farne una battaglia etica, morale o politica sia il modo migliore per aiutare quell’uomo. Altro sarebbe stato se avessimo ricevuto la proposta di una raccolta privata di denaro, fatta in privato e non sbandierata via blog. Ecco, la Carità “non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto”. La carità opera intelligentemente, e di ciò che materialmente fa la mano destra, la sinistra non sa nulla. Altrimenti si chiamerebbe “elemosina” (come è per l’Islam, ad esempio, dove è uno dei pilastri della fede, direttamente sancito dal Corano). Ci sembra invece che chiedere fortemente via blog di condividere un’iniziativa non discussa, non valutata, non meditata, sia una imposizione violenta quasi a dire: vediamo chi c’è.
E qui veniamo al secondo punto. Quando si vuole davvero aiutare qualcuno, lo si fa con diligenza, con “pazienza”, perché la Carità è paziente. Lo si fa con perseveranza, altra virtù di cui siamo stati discepoli e che teniamo a mente di continuo. Lo si fa, ribadiamo e soprattutto, in silenzio. Non ci piacciono le cose urlate, soprattutto quelle che vanno a toccare e intaccare la sensibilità degli animi.
Continuiamo: la Carità non si adira. Cosa significa, spiegatecelo: “qui stiamo per ripartire come associazione, ma stavolta con un attacco diretto al comune che FRANCAMENTE ci ha rotto i coglioni? Vi ha rotto i coglioni per cosa? Per la situazione edilizia? Quella delle cooperative e dei favori? Beh, non vediamo cosa c’entri questo (che pure è un tema forte e che tocca, questo sì, centinaia di famiglie) con la situazione di Ruggiero e dei servizi sociali. Ci domandiamo: quanti di voi conoscono realmente la situazione dei servizi sociali barlettani? Forse davvero in pochi. Ecco, noi più che prendercela con i servizi sociali barlettani, ce la prenderemmo per una mancata responsabilizzazione su questo tema che deriva anche da noi. Dal fatto che non siamo capaci di comprendere a pieno quale universo si celi dietro le parole “servizi sociali”. Quanto, per esempio, da questo punto di vista faccia la chiesa cattolica (e tutti coloro che in silenzio ne sostengono anche privatamente le iniziative), o i singoli privati cittadini. Dice: ma il Comune dovrebbe farsi carico di certe cose. Certo, ma ricordiamo a tutti voi che le amministrazioni locali hanno i loro problemi, la loro burocrazia, i tempi tecnici spesso lunghi per risolvere certe situazioni e, soprattutto, sono regolamentate dalla legge, dal diritto amministrativo in particolare. Il quale diritto da la possibilità di risolvere determinati problemi, ma purtroppo pone dei forti limiti all’azione “ad personam” da parte di una amministrazione locale. Può bastare questo a farci stare tranquilli? Certo che no, ci mancherebbe. Ma aggiungiamo inoltre che protestare pubblicamente tanto per mettersi la coscienza a posto è un modo per far sentire la nostra voce che non ci appartiene. Ci apparteneva fino a qualche anno fa, quando eravamo più giovani. E qui citiamo ancora San Paolo: Quand`ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l`ho abbandonato. Ora riteniamo dunque di avere il dovere di pensare diversamente.
C’è un’altra cosa. Non capiamo, Peppe, cosa c’entri l’analisi generale con la situazione particolare. Capiamoci: siamo d’accordo su molte cose (a partire dalla felicità per le dimissioni di Veltroni), ma non capiamo, francamente, quale sia il motore della questione. Indignazione? Non basta se non è seguita dalla riflessione e dalla perseveranza che comincia soprattutto dal mettere fortemente in discussione se stessi. E questo credo manchi. Tu ti scagli contro il Comune, quasi che questa fosse la ragione sociale di una associazione nella quale, se queste sono le premesse, non ci riconosciamo. Noi proveremmo invece a capire cosa realmente si può fare, con continuità, per aiutare il comune, e non per porsi da barricadieri contro una amministrazione che, per quanto contestabile, ci rappresenta. Abbiamo timore che invece il motivo possa essere altro. Ma non vogliiamo credere che onestamente non ce la staremmo a raccontare, altrimenti.
Ecco Peppe, Tommy e tutti: scusateci, ma noi abbiamo una visione altra del nostro stare nel mondo. Lo facciamo, o cerchiamo di farlo, in silenzio, perseverando nelle cose in cui crediamo, cercando di lavorare al meglio e di fare onestamente, ideologicamente e professionalmente, il nostro mestiere, confrontando i nostri limiti con noi stessi, prima di tutto, e poi con gli altri. Vi chiederemmo, visto che sicuramente non condividerete quanto scriviamo, di avere almeno il rispetto di non usare il mezzo pubblico del blog come una arma da assedio, perché, questo sì, francamente, lo troviamo irrispettoso. Ci sarebbe invece piaciuto ricevere una mail privata, in cui ci si invitava a partecipare ad un azione reale, senza mail da inviare o altro. E soprattutto, senza mail offensive che crediamo servano più a mettere in pace con se stessi una coscienza tribolata che a sortire un vero e proprio effetto pubblico. Vedete, questa società della comunicazione ci ha veramente stancato. Si fa tutto di stomaco e il più delle volte si sbaglia. Noi ci domandiamo invece perché non si ha più la voglia di fermarsi realmente a riflettere sulle questioni, cercando le soluzioni appropriate. Ecco, crediamo che manchi proprio questo: una seria riflessione interna seguita da una azione comune e condivisa. Che è poi, se ci consentite, il vero problema della sinistra italiana e di chi dice di essere di sinistra. Ma essere di sinistra significa prima di tutto avere rispetto per chiunque la pensi diversamente. Significa essere caritatevoli, in tutti i sensi della lettera di Paolo ai Corinzi che, per completezza, vi alleghiamo qui di seguito.
Scusateci dunque se non condividiamo l’iniziativa. Chiediamo scusa prima di tutto a Ruggiero che crediamo, come sempre accade in questi casi, sia solo l’ennesima vittima della propria disperazione, con davvero il gelo attorno, non solo quello provocato dalla mancanza di una stufa.
Un saluto a tutti,

Victor Rivera Magos: http://www.giozzolino.splinder.com
Dario Rivera Magos http://www.miofratellofigliounico.splinder.com
Maria Antonietta Piazzolla: http://www.ilditolalunaedaltrifalo.splinder.com

Mariolina Curci: http://www.penneasfera.splinder.com
Aurora Ippolito: http://www.sapsatsea.splinder.com

“Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. 2 E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. 3 E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. 4 La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, 5 non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, 6 non gode dell`ingiustizia, ma si compiace della verità. 7 Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. 8 La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. 9 La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. 10 Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. 11 Quand`ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l`ho abbandonato. 12 Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch`io sono conosciuto. 13 Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità.”

(San Paolo, Prima lettera ai Corinzi, 13, 1-13).

martedì 10 febbraio 2009

Questo blog è una camera a gas

L'anno scorso, proprio il 10 febbraio, alle 14:17 questo blog si tuffa nella rete insieme a tanti altri. Il fatto che proprio oggi io scriva questo post, non è un fatto premeditato o calcolato, ma frutto di una curiosa coincidenza.
Quando ho aperto questo blog non avevo bisogno di uno spazio per scrivere, poichè il meteorismo logorroico del mio cervello scriveva abbondantemente sul blog di riferimento del mio account su Msn. Era rigorosamente privato, stracolmo di foto e pezzi della mia vita e inizia con i passi ancora acerbi di questa penna. Erano più che altro post legati al mio mondo, a come lo vedevo e, diciamocelo, a volte erano vere e proprie invettive contro persone che mi stavano intorno, o meglio, mi stavano sul. Non li pubblicherei mai qui, non perchè l'essere cresciutella mi ha reso una persona consapevole e pacata, ma perchè aprendo questo blog mi sono tolta gli ultimi peli superflui (ceretta grazie di esistere!) che avevo sulla lingua ed ho imparato ad avere la faccia come il mio didietro taglia 46, rischiando di mettere nomi e cognomi e di farmi querelare. Ma non è questo il punto.
Il punto è che quel blog cominciava a starmi una punta stretto.
Ed ho aperto questo. L'ho aperto nel senso letterale del termine perchè, a differenza del precedente, questo blog è aperto a tutto il web. Ci può arrivare chiunque, anche chi non mi ha mai vista.
La cosa curiosa è che sebbene la mia intenzione fosse di essere costante nel tempo, mi sono resa conto che non è possibile scrivere tutti i giorni. E' vero che si tratta di un semplice blog e che quello che scrivo può essere anche irritante o non piacevole, ma a me piace. Questo blog mi diverte perchè mi piace. Non sono modesta? Chissenefrega!
A me piace come scrivo, ma cosa più importante, a me piace come scrivo quando ho qualcosa da dire. Se non ho nulla da dire non scrivo. Il blog non è un lavoro, non è un obbligo, è un gioco e mi diverte. Se non mi va di scrivere, non scrivo. La mia pagina mi accoglie sempre, anche se non scrivo per un mese, perchè in un mese non è successo nulla che possa interessare al mondo.
Con queste premesse, la femminadellaspecie l'ultima cosa che si aspettava era di essere messa nelle condizioni di parlare del suo blog.
Signore e signori il 20 febbraio p.v. venite alle 19:30 al San Sebastiano ad offrirmi una birra, con la precisa intenzione di farmi arrivare ubriaca all'appuntamento, in modo che io possa dimenticare tutto quello che farò e dirò. Fatemi bere. Fatemi dimenticare. L'evento si chiama I blogger nella rete. Pescatemi e legatemi alla sedia. E' possibile che io decida di fuggire. Non dovreste avere problemi ad intercettarmi. Insieme a me ci saranno Carmine di lamialatualanostra.splinder.com, Giuseppe di ghiandola.splinder.com e Mariella di iakeda.splinder.com. Io sono la femminadellaspecie.
A parte gli scherzi, trovate tutte le informazioni su Facebook alla voce Gruppi ne "I blogger nella rete".
Qui sotto il comunicato per l'amico che non ha più il profilo su Facebook. Il primo che indovina chi è, porta a casa una birra.


I blogger nella rete (Liberincipit)

Presentazione del progetto editoriale "Untitl.Ed" con la partecipazione di alcuni blogger fra i più rappresentativi della realtà culturale e sociale di Barletta e dintorni.

Untitl.Ed (www.untitlededitori.com) nasce nel 2005 dalla comune passione per la scrittura e per il mondo di internet di Annamaria Palladino di Andria, Erica Monesi, genovese, e Orietta Mascaro, goriziana. Pubblica i suoi primi libri nel settembre dello stesso anno. In catalogo una sola collana, dedicata interamente ad autori che hanno scelto la rete come spazio privilegiato di espressione.
Al fondo del progetto Untitl.Ed tre nude convinzioni: che le oscillazioni della lingua, e dei modi del narrare, si manifestino prima che altrove in rete; che i rapporti tra rete e editoria cartacea debbano costituirsi in un sempre più naturale e energico scambio alla pari; che la rete stessa sia in grado di esprimere una moderna figura di editore, immerso nel vivo di quelle oscillazioni.
La redazione è formata da persone che abitano e percorrono la rete da molti anni. Da questa posizione, Untitl.Ed si avvicina naturalmente ad alcuni abitanti dello stesso spazio, attratta da un particolare modo di parlare e di guardare alle cose. Ma uno stile attraente e uno speciale punto di vista, pur se riconoscibili in rete, non possono essere trasferiti immediatamente in un libro: sta, tra rete e libro, un procedimento ulteriore, che mette in gioco l'editore nel suo inedito ruolo di lettore affezionato.
Seguendo nel tempo il percorso di un autore in rete, e ricomponendone poi le tracce, Untitl.Ed prova a individuare l'arsenale del suo immaginario, il suo vocabolario effettivo, il timbro naturale della sua voce. Sarà a partire da questi elementi, e dal comune riconoscimento di quelle tracce, che l'autore verrà invitato a costruire il suo libro.

Partecipano alla serata i blog:

www.ghiandola.splinder.com
"Servizio sveglia gente"

www.iakeda.splinder.com
"Essere zia Mariella non è una condizione, è uno stile di vita"

www.penneasfera.splinder.com
"Stato di calma apparente"

www.lamialatualanostra.splinder.com
"Contaminato è bello. Condiviso è meglio"

Appuntamento a venerdì 20 febbraio 2009 presso il San Sebastiano (via Municipio , 14 - Barletta) alle ore 19:00.