martedì 29 aprile 2008

Datemi un martello...

E' nera nera nera nera nera nera nera nera...
Scusate. Cantavo.


Come scusa? Polemica? Ma chi? Io? No. Assolutamente no. Erano gli Avion Travel che profetizz...ehm, cantavano al Festival di Sanroma.
Oggi sono piuttosto allegra. Isterica direi, ma allegra mi fa sentire meno instabile.
Quest'anno faccio anch'io il mese di maggio. Inizia con due esami lunedì prossimo e poi uno alla settimana. Come le sedute dei trattamenti d'urto dall'estetista. Spero di non schiantarmi.
La settimana poteva iniziare decisamente meglio: ho perso il libretto universitario.
Sono un pizzico incasinata, forse distratta. Dimentico tutto. Sono nata con l'amnesia congenita e la distrazione cronica. Uscendo dall'utero materno ho anche dimenticato la camicia. E sono nata un 17. Venerdì. Figuriamoci.
Tornando al libretto universitario, mica lo sapevo di averlo perso. Eh no. Me ne sono accorta per puro caso, quando l'ho cercato per fare una tessera in biblioteca (avete presente la dogana in Padania, che ha in mente Bossi? Nella biblioteca dell'Ateneo l'abbiamo già). Scomparso. Stava lì, bello lucido lucido, tra le maglie di mio fratello. Stava. Ora non ci sta più. Ma io so perchè.
Dovete sapere che ogni tanto in facoltà girano i laureandi con il modello 100. E' uno stronzissimo modulo bianco e nero, stampato con una comunissima stampante (scommetto la testa, che ha pure le cartucce taroccate), che dalle nostre parti si sfoggia con vanto. E' l'equivalente cartaceo della frase "Mi laureo PRESTISSIMO!". Ed io, tra una pagina e l'altra, tra uno statino ed un appello, tra una tela dipinta ed un bronzo dorato, guardavo il modello 100 dei laureandi, pensando "Quando sarà il mio turno? Andrò mai in segreteria a richiedere un modello 100?".
San Nicola mi ha accontentata. San Nicola non fa un miracolo per il mio lato B, però mi accontenta sul modello 100. San Nicola non fa i miracoli quando glieli chiedo. Me li impone. E pure a modo suo. Io non gli ho chiesto di farmi usare il modello 100 perchè il libretto ingombra. Era un modo come un altro per dire: gli esami non finiscono mai. Solo che questa frase mi sembra sia stata già usata. E lui ha interpretato alla Federica Sciarelli maniera.
Chi l'ha visto, il libretto? Pensate...
Comunque, visto che il libretto mi serve, urge duplicato. Dopo aver parlato telefonicamente con le segreterie di Medicina, Agraria e Psicologia, riesco a mettermi in contatto con quella di Lettere. L'impiegata è molto gentile e mi dice tutto quello che serve dicendo: "Non preoccuparti. Succede. Domani in cinque minuti sistemiamo tutto, poi entro una settimana ti arriva". Confortata da ciò vado a sporgere denuncia (di smarrimento per richiesta al Magnifico Rettore, n.d.M.) dai Carabinieri. Sono qui, anche per sfatare il mito del carabiniere scemo. A parte il modulo della denuncia a cui mancava un "sottoscritto/a", sono stati abbastanza efficienti nel fare la fotocopia.
Fotografie. Denuncia. Richiesta con autobiografia per il Magnifico. Marca da bollo. Perfetto. Un mondo di burocrazia celere mi si è aperto davanti. Arriva il mio turno dopo tre quarti d'ora (burocrazia celere, ma gradualmente) e...
Segretaria: Signorina manca il bollettino. Avanti il prossimo!
Io: Come il b..b..bollettino?!?
Segretaria: Ufficioeconomatopianoterrarichiedastampatieversi...
Armata di pazienza, perchè non potevo fare altro, vado alle Poste. Ecco, da quelle parti il Pacco Celere è una cosa. Il servizio celere è un'altra.
Rientro in Ateneo con molta nicotina e poca pazienza in corpo e la segretaria ha tolto la rotellina dei numeri del salumiere. Ci fanno entrare in segreteria solo se diciamo "due etti di crudo di Parma".
Segretaria: Signorina, nel pomeriggio siamo aperti.
Io: Signorina, io oggi pomeriggio devo studiare.
Siccome ho il dono della diplomazia, mi sono piazzata davanti alla segreteria e sono andata via solo quando ho visto il timbro sulla richiesta.
In sottofondo l'impiegato diceva: Tra una decina di giorni le arriva... Nel frattempo usi questi. Sono i modelli 100.
Lampadina sulla mia testa! Li ho chiesti talmente tante volte che San Nicola mi ha fatto la grazia. Ora, San Nico', spostati un po' dalle parti di Bari Vecchia. Così, bravo.
Io comunque continuerò ad usare i modelli 100 fino a nuovo ordine.
Vi avviso: se una matricola precisa e superorganizzata li guarderà con adorazione ed oserà chiedere "Ti laurei?", io canterò.
Indovinate cosa?

PS. 10 a 1 che appena arriva il libretto nuovo, salta fuori quello vecchio.


martedì 22 aprile 2008

Genesi e morte di una stella

Oggi vorrei parlarvi della mia carriera nel mondo dello spettacolo.
Ho iniziato a calcare le scene che ero alta poco più di un vinile. A casa dei miei, con gli sposi, arrivarono i dischi di mio padre. Led Zeppelin, Beatles, Bob Dylan, Madonna. La mia omonima seguì più che altro le orme di miamadresposa. Ed io da brava omonima della omonima un po' (giusto un po') più famosa, anni dopo iniziai prima a cantare in inglese perfetto Like a Virgin (con tanto di Uh! finale) e L'isla bonita (ché, si sa, non ero bona, ma bonita sì), poi a parlare. Effettivamente potevo lasciarmi tentare da Bob Dylan, ma era un po' più divertente muovere il culetto e battere le manine sulla Madonna anni '80.
Decisi che, come Madonna, avrei indossato il vestito da sirena sul palco ed avrei girato il mondo (praticamente una mitomane).
Come i grandi artisti, iniziai dal teatro.
Il Brutto anatroccolo, all'asilo, fu il primo (ed ultimo) dramma. Sulle note di Čajkovskij e del suo Lago dei cigni, danzai come una etoile alla (sotto)Scala. Il mio becco arancione catalizzò gli occhi dei presenti che videro la stella (una supernova) nascente del balletto russo. Improvvisamente la musica cambiò. La mia calzamaglia nera scomparve e prese il suo posto una candida tutina con la quale ballai La morte del cigno (non mi hanno mai detto se si chiama così da allora). Sulle mezze (o doppie?) punte mi librai come un cigno sul lago, finchè la musica cessò. Mi accovacciai ed iniziò la standing ovation. (dietro le quinte: la parte fu assegnata ad un amichetto che per sua sfortuna si ammalò il primo giorno delle prove. La maestra cercando il protagonista non lo trovava e assoldò me. Colpi di culo da star).
La danza mi aveva ormai presa del tutto. La mia insegnante si chiamava (cioè, si chiama salvo cambio nomi) Rossellina. Abbandonai la promettente carriera poiché mia madre riteneva ci fosse troppa disciplina per una bimba di appena cinque anni. Non era una mamma da Miss Italia.

Poi il colpo di fortuna. Non so se avete presente Scivolandia, il parco divertimenti con le piscine che si trova a Bari. A sette anni salii per la prima volta sul palco e cantai Come mai degli 883. Arrivai seconda solo perchè c'era un'anziana signora, che probabilmente aveva lasciato la mazzetta al tastierista. Ero in forma. Una vera star con tanto di costume di scena. Che poi, trovandomi in un parco piscine, era il costume vero e proprio.
Purtroppo, all’epoca non esistevano ancora programmi televisivi che potessero svelare al mondo intero il mio talento. E mi dedicai dunque, a sport di squadra che nascosero il nimbo che circondava la mia testa.
Alle elementari fui scelta per la parte della Regina di cuori di Alice nel paese delle meraviglie. Fui talmente espressiva che Piero Pelù scrisse una canzone.
Alle medie notarono le mie doti vocali. Ed infatti nella preparazione di My heart will go on mi assegnarono la diamonica.
Al liceo ormai, il mio talento era stato soppresso dalle delusioni del mondo dello spettacolo. E non partecipai mai al laboratorio di teatro (forse con un po’ di rammarico). Dalla delusione mi ripresi solo con una penna tra le mani, assecondando la vena artistica in altro modo. Imparai a scrivere meglio di come facevo in passato (nonostante la prof di lettere desiderava che i compiti in classe iniziassero tutti con “seduta in riva al lago…” eh???) ed oggi…
Oggi?
Oggi, con mio sommo stupore, mi chiedete addirittura di pubblicare un altro post.
Et voilà!

martedì 15 aprile 2008

El Pais dice:

Sono profondamente amareggiata.

Ieri sera, guardando le percentuali, immaginavo il nanetto di Arcore seduto sulla sua bella poltrona damascata nella villa di Arcore, circondato dai suoi fedelissimi mentre beveva champagne, alla faccia di chi si illudeva che non sempre "non c'è due senza tre". Eppure i proverbi ogni tanto hanno ragione. Peccato che al non c'è due senza tre, segue "il quattro vien da sè". A me riesce difficile immaginare un quarto governo Berlusconi. Più che altro perchè mi riesce difficile immaginare l'Italia uscire illesa dal terzo governo Berlusconi.
Adesso mi rivolgo a voi, Popolo della Libertà.
Passerete i prossimi cinque anni sui divanetti di Buona Domenica a contestare con Paola Perego gli stipendi e gli affitti.
Convincerete i vostri figli a partecipare a Uomini e Donne perchè vi sembrerà l'unico modo per dar loro un futuro fatto di sicurezza economica.
Andrete da Rita Dalla Chiesa perchè non potrete permettervi una causa civile.
Vi adatterete a lavorare fino alla morte e vi sembrerà di aver fatto un affare.
Sarete schiavi del nulla politico e del fango mediatico.
Vedrete oscurata RaiDue perchè il colore della farfalla è il rosso.
Vedrete il resto dell'Europa indignarsi sentendo un uomo di fronte al quale voi vi prostrate.
Forse un pochino proverete vergogna. Allora quel giorno, prendete uno specchio, dite dieci volte "sono stato scemo" e poi prendete la scheda elettorale e pensateci bene prima di apporre la vostra croce.
Italia, se ti stai illudendo, sappi che non stai per rialzarti. Anzi, se prima eri in ginocchio, ti stenderai e lascerai che ti calpestino senza pietà.

Voy a Madrid. Alguien quiere venir conmigo?

venerdì 11 aprile 2008

Improvvisamente l'inverno scorso

Improvvisamente l’inverno scorso, siamo diventati tutti omofobici. Siamo è un’estensione, ovviamente. Me ne guardo bene dall’esserlo.
Che per caso, lo eravamo pure prima, e a sentir parlare di DICO ci è venuto il colpo apoplettico? Può darsi. Fatto sta che ieri il documentario Improvvisamente l’inverno scorso di Gustav Hofer e Luca Ragazzi, mi ha un pochino sconvolto l’animo.
È una storia meravigliosa. Quella di Luca e Gustav.
È un Paese che indigna. L’Italia.
Vorrei parlare con il signore che ha detto che l’omosessualità e l’essere gay sono cose diverse. Essere gay è un’ideologia. Sì? E da quando? Te l’ha detto Ratzinger o Ruini?
Vorrei dire al Miles Christi, che personalmente non ho mai visto i miei genitori durante l’accoppiamento. Non vedo dunque perché si dovrebbe porre il problema con un bambino adottato da una coppia gay. Ah già. Il gay è osceno a prescindere.
Ad agosto due ragazzi che si baciavano ai piedi del Colosseo, sono stati multati per “atti osceni in luogo pubblico”. Io e il mio fidanzato ci baciamo spesso per strada. Ed ho la fedina penale linda e pinta come nella pubblicità del Dash.
Ho visto gente scendere in piazza di notte (e qui si apre una bella parentesi: perché di notte? Vi sentite un po’ sporchi? Siete sudici) perché, testualmente, “non mi interessa niente”.
Ho sentito gente dire che gli omosessuali sono contro natura.
Ho visto bambini strumentalizzati per un Family Day, di cui un giorno, spero si vergogneranno e, come disse Primo Levi in altre circostanze, “torcano il viso” da quei genitori gretti e meschini che li hanno usati per discriminare. Sfido tutti quei bambini a darmi delle risposte. Bambini a cui viene insegnato che l’amore viene prima di tutto. E si trovano in piazza, convinti di andare ad una gita fuori porta, senza rendersi conto del peso che quella piazza gremita di gente(aglia) può avere.
Romei e Giuliette del nostro tempo, dove a fare da famiglie Montecchi e Capuleti, ci sono famiglie a cui loro non devono nulla. Non li hanno messi al mondo, non li hanno accuditi, non li hanno amati. Una “Santa Romana Chiesa” a cui si deve obbedire a prescindere, anche quando questo significhi sopprimere l’individuo.
Mi chiamo Mariolina, ho 22 anni e sono eterosessuale. Se i DICO verranno approvati, non diventerò omosessuale. Questo per tranquillizzare quel signore, che a Gustav ha detto che se i DICO fossero approvati, tutti diventerebbero gay e l’umanità si estinguerebbe. Onestamente se l’umanità è questa se ne può fare a meno.
Non mi sembra che i Greci si siano estinti. Eppure so che non censuravano l’amore fra soggetti dello stesso sesso. Questo avveniva centinaia di anni prima di Cristo. Prima della Santa Romana Chiesa. (E poi Gesù ha detto “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”, non ha detto “Amatevi gli uni gli altri stando attenti al sesso”).
Negli anni ’30 del secolo scorso, il Dott. Alfred Kinsey, a proposito di una ricerca sul sesso nella sua carriera di zoologo, asserisce che un rapporto tra un soggetto xy e un soggetto xy, non ha differenze qualitative rispetto ad un rapporto tra un soggetto xx ed uno xy. È scienza, non fanta-scienza.
Freud diceva che l’orientamento sessuale non è né una devianza, né una malattia, né è contro natura. Lui diceva che fosse una questione di pulsione sessuale non indirizzata al sesso opposto, ma al soggetto con gli stessi alleli.
Vi racconto una cosa che mi ha lasciata perplessa.
Nel 2003 esce presso Einaudi un libro di Piergiorgio Paterlini  Matrimoni. È una raccolta di storie d’amore che mi ha commossa. È uno dei libri che ho riposto sulla mensola, contenta di averlo letto.
Parla, però, di storie d’amore gay. Giovani e meno giovani, raccontano la loro esperienza, alternandosi, così da avere entrambi i punti di vista del rapporto di coppia. In copertina quattro gambe, semicoperte da accappatoi, si affiancano presumibilmente in cucina. Il libro è meraviglioso. L’ho consigliato, come faccio sempre quando un libro mi piace. Purtroppo la quarta di copertina non mi ha aiutato. Ho visto gente “aperta”, chiudere il libro e riporlo, perché “non è un argomento che mi tange”. E invece il libro è proprio destinato a loro.
Il libro esce nel 2005 ristampato in una nuova veste. Il titolo stavolta è diverso. Matrimoni Gay. Ovviamente la scenetta della quarta di copertina non si presenta nemmeno. Non appena leggono gay, lo snobbano senza pudore. Insisto, poi mi sorridono e dicono “non è il caso”.
Non è il caso di far cosa? Di civilizzarci? Ma non ci rendiamo conto minimamente che siamo nel 2008 e sembra il 1600?




Costituzione Italiana - Art. 3.


Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.



 

mercoledì 9 aprile 2008

I mille volti del calendario: mercoledì

Faccio ufficialmente una promessa: la mia votazione di laurea sarà superiore al 104/110.
Segnatelo come vi pare, col sangue, sul palmare, sulla Moleskine, sui muri di casa vostra, fate voi.
Oggi Alessia Fabiani si è laureata in Scienze dei Beni Culturali con una votazione di 104/110. Siccome io studio Scienze dei Beni Culturali e (senza presunzione) valgo un paio di punti in più, se non mantengo la promessa, vuol dire che il mondo funziona al contrario e avrei dovuto fare la velina a tempo perso pure io.

Oggi la Feltrinelli mostrava colonne infinite del prodotto più infame che la letteratura italiana possa aver sfornato per i ragazzi: il libro di Amici (non mi chedete il titolo, cercatevelo. Non me lo ricordo, e fare una ricerca su internet per conoscerlo, sarebbe uno spreco di quel bellissimo strumento che è Google). Suppongo che se venissero meno un po' di copie, la Feltrinelli crollerebbe. Secondo me poggia il soffitto su quei libri. Colonne in un discutibile ordine defilippiano, direbbe uno storico dell'arte.

Altra curiosità del giorno. Ho cercato la Galleria d'Arte Bonomo a Bari. La professoressa ha detto che si trova in via Dell'Arca. Avevo circa mezz'ora prima del treno e, visto che è nei pressi della stazione, mi sono messa alla ricerca. Chiedo informazioni.
In Ateneo: guarda, è a Bari Vecchia (!) dopo gli archi. [Non saprò dov'è, ma di una cosa sono certa ed è che è vicina alla stazione]
Il passante: Da queste parti. Guarda un po'. [Sì. Poi ti faccio sapere via fax!]
Il tassista: Non ti devi muovere di qua [è un sequestro?]. Vai dritto per dieci metri, poi alla seconda gira a sinistra. [Non so se pensasse che avessi il tassametro o dovessi rispettare il senso unico, ma mi ha facco fare il giro di Puglia e Lucania.]
Morale: è via Dall'Arca. In più, a fare da portinaia, una donna che non ha proprio l'aria da gallerista, e infatti non lo è. Ad invitarvi ad entrare in Galleria un tipo uscito da una Comune anni '60 in pieno stile figlio dei fiori. Mi sembra che gli occhialini fossero proprio quelli di Lennon.
Non sono riuscita a vedere se dentro c'era Yoko Ono. Rischiavo di perdere il treno.

Oggi il Centro Studi Normanno - Svevi ha impegnato parte della mia giornata per la prima volta. Grazie a tutti i ragazzi. Quando si aprono le nuove parentesi, vado automaticamente in paranoia da pesce fuor d'acqua. Oggi non ero pesce.
Ero pizza.
Quattro stagioni.






giovedì 3 aprile 2008

Questione di colpe

Mentre scrivo, è passata, a dispetto dell'orario che compare qui sotto, la mezzanotte. A fine giornata sono più ispirata. Pertanto, il tempo presente che leggerete, sarà passato ormai. E sarà un altro giorno.

Ho appena fatto un gesto poco elegante all'indirizzo di Fiore, in tv. Il gesto meno elegante per una signora, a dire il vero. Ma si sa, tolti i panni della signora, non rimane che la ragazza un po' sfacciata e molto maschiaccio, che si infervora per poco. Fiore sta parlando beatamente seduto su un divanetto rosso, nella puntata odierna di Matrix e la frase incriminata che ha procurato il gestaccio (con tanto di invito a metterlo dove sa lui), è stata che "nonostante tutto, il fascismo ha portato un sacco di cose positive". Ora, prenderei volentieri un lettino da psicanalisi e gli domanderei con garbo: "Cosa intende per nonostante tutto? Cosa sarebbe il tutto?". E lo analizzerei per bene. Perchè mi pare di aver capito che abbia bisogno di farsi curare. Da uno bravo. Bravo bravissimo.
A proposito di panni da signora. Oggi ho indossato un paio di stivali "tacco 100". Un amico ha commentato: "Sono della Santanchè?". Io ho risposto: "Sì. Solo che la Santanchè sembra una battona da quattro soldi con duemila euro di vestiti addosso. Io sembro femmina con quattro soldi in tasca". Son cose.
Il problema degli stivali è stato che, dopo una giornata intera coi piedi costretti in siffatta innaturale posa, il piede destro, o meglio, il nervo del piede destro ha ceduto. E così, intorno alle 22:30, chi passava in via Cialdini, precisamente davanti al Real Monte di Pietà, ha assistito ad una grottesca scena.
Io. Seduta sul cofano di una macchina (ok, non si fa, ma era un'emergenza). Un piede fasciato in uno stivale nero santanchèstyle e l'altro vestito solo da un calzino giallo a righe verdi e arancioni, immobilizzato dal dolore. Lo stivale tolto giaceva accanto al piede di un amico che, con un boccale di birra in mano, guardava estasiato la scena.
Insomma, dopo un quarto d'ora ho bloccato il traffico già sofferente di via Cialdini, perchè mi hanno portato in braccio fino alla macchina. Come una vera nobildonna. Solo che dentro imprecavo come uno scaricatore di porto. Son cose anche queste.
La domanda nasce spontanea, direbbe Lubrano: e chi te l'ha fatto fare? E io rispondo.
La Puglia In-Difesa II ha attaccato il mio lato femminile, che ogni tanto sopprime il maschiaccio e le Converse, a favore di tacchi e borsetta e, almeno nelle occasioni importanti, viene fuori (non dico in tutta la sua bellezza, ma devo dire che si sforza).
La giornata è stata intensa (Victor direbbe contingentata), ma anche soddisfacente. Almeno per me, che ero nell'uditorio. Suppongo anche per il Prof. Licinio (che è un piacere ascoltarlo. Potrebbe parlare per ore e resterei ad ascoltarlo a bocca spalancata), il Prof. Cardini (dovrebbe essercene uno in ogni scuola) e il Dott. Victor Rivera Magos (giozzolino per intenderci. Non mi spreco in parole per lui, perchè la stima profonda potrebbe essere scambiata per affetto da chi non lo conosce, e questo sminuirebbe notevolmente la bellissima testa di questo ragazzo. Perciò solo "bravo Victor". Il resto lo penso, ma non lo scrivo). Non mi dilungo sugli altri, non solo perchè scriverei per tutta la notte, ma anche perchè rischio di fare una relazione tecnica. Faccio solo i complimenti per gli interventi sempre puntuali e mai noiosi, nonostante qualche caso di logorrea.
Questo post lunghissimo per dire: se Victor non avesse organizzato con il Centro Studi Normanno-Svevi, la Puglia In-Difesa II, io non avrei messo i tacchi. Se non avessi messo i tacchi, non avrebbero ceduto i piedi.
Ergo, se il piede ha ceduto, è tutta colpa di Victor!