A casa mia non si fa una cosa per volta. Se ne fanno due, tre, o se necessario, anche quattro per volta. Così, quando i novantacinque metri quadri di domicilio sono occupati da tutti e quattro i membri della famiglia, casa mia sembra la versione in piccolo del mercato del sabato (che tra l'altro allieta i miei risvegli ogni sabato mattina).
Oggi per esempio mia madre sta leggendo il televideo, ma al contempo sta ascoltando a voce altissima (non sia mai che la vicina non sia felice partecipe dei nostri appuntamenti televisivi), la sigla di Amici, che sola non dice nulla, ma in casa mia è una piacevole (punti di vista) abitudine post-pranzo del sabato pomeriggio. E sono due, se non fosse che arriva l'uomo foriero di latte a prova ignifuga (stamattina il latte rasentava i 90° C. Giuro di averlo visto bollire in tazza), ovvero mio padre, che mentre offre assistenza idrica alle piante grasse (in famiglia non abbiamo il pollice verde e ci limitiamo alle piante grasse da annacquare una volta l'anno: oggi era quella volta), parla con mia madre dei bimbi di Gravina. Il risultato era una grottesca (con tutto il rispetto per un orribile fatto di cronaca che ha sconvolto il Paese) conversazione, in cui mia madre e mio padre si sono dedicati alla versione formato famiglia dei RIS.
Mia madre: Ma se fanno la prova del DNA non possono risalire a chi li ha toccati l'ultima volta?
Mio padre: No, perchè è sufficiente che il padre (che mia madre dà già per colpevole) li abbia baciati il giorno prima e verrebbero falsati i risultati.
E così su questo binario, e mentre la Celentano dice che per ballare serve fisicotecnicaespressioneetutto, un allievo fa un orrore grammaticale da buttarlo in prigione a vita per vilipendio alla lingua italiana, io digito con una sigaretta in mano e mio padre si dispera perchè è uscita l'acqua dal vasetto, tra le mura di casa si consuma la sceneggiatura della prossima stagione di RIS.
Colpo di scena in famiglia, che automaticamente si riversa su questo blog, con preciso riferimento al precedente post: Azzurra è sotto il mio letto. Mio fratello ci è seduto sopra. Il letto intendo. Non so se sono arrivate proteste dal consolato tunisino, il quale non voleva avermi tra i piedi, o (questa però mi sembra più plausibile) sia saltata una riunione, fatto sta che non è più partito per Djerba e adesso, è a metà tra una conversazione telefonica con la sua ragazza, un'orecchio allungato alla tv su Scalo 76 e il televideo ovviamente alla sezione Sport.
Vi metto a conoscenza del fatto che ho una conoscenza della programmazione (monnezza) di canale 5, che neanche il direttore della stessa può vantare. Ovviamente non su tutti i programmi. Io mi limito al trash.
Beautiful, Centrovetrine, Uomini e Donne, Amici, maratona di spessore post-pasto. Ogni tanto mi complimento con gli sceneggiatori delle storyline di Centovetrine, i quali non di rado, hanno sviluppato storie ai limiti dell'assurdo, che tuttavia in confronto a quelle di Beautiful sembrano addirittura verosimili.
Su Uomini e Donne, va fatto un discorso a parte, perchè in realtà lo si segue per ridere nel vero senso della parola. Ragazzi e ragazze della mia età, la cui cultura musicale è dettata dal dj della discoteca del sabato, la cui cultura letteraria non va oltre I Promessi Sposi del liceo e il cui abbigliamento sembra sia curato da Kitch Girl Jeans e Truzz Boys T-Shirt, scendono da una scalinata su un ritornello di discutibile qualità musicale e si insultano a vicenda per tutta la durata del programma, su chi è finto, su chi è vero, su chi ha le agenzie, su chi ha già fatto televisione. Il tutto in un incomprensibile italiano. Già, perchè in effetti, non puoi seguire l'evoluzione della lingua italiana visto che c'è qualcosa di molto più urgente da fare (extension, ricostruzione unghie per lei, stiraggio e depilazione per lui). Circa il siparietto di Zelig, sembrerà inverosimile, ma fa molto più ridere il programma vero e proprio che non l'imitazione di Bisio, che poverino, ce la mette davero tutta, ma arrivare a certi livelli, non è possibile. Uomini e Donne si nasce.
Amici merita un silenzio liturgico. I blu possono anche stare seduti sul WC, che dalla squadra bianca parte una polemica sulla tecnica adottata per defecare e da qui si criticano i maestri che non l'hanno insegnato. Dall'altra parte i blu si lamentano per il fatto di non poter trasmettere. Fornite loro un fax. E così per tutta la settimana. Uno strazio. Fatemi uscire.
P.S. Ragazza: Maria io non posso farmene una colpa se mio padre per farmi venire a Cinecittà mi presta la sua Ferrari. Poi io non sono rifatta. Mi sono solo gonfiata le labbra.
De Filippi: Quanti anni hai?
Ragazza: 22.
Io: (!!!) Papà questa a 22 anni ha una Ferrari. Io?
Papà: Hai l'equivalente in euro di una Ferrari in libri e cultura in generale.
Io: Papà. Grazie per avermi messo al mondo con questo cervello.
Papà: Di niente Mariolì. In caso contrario ti avrei soppressa.
(!!!)
Oggi per esempio mia madre sta leggendo il televideo, ma al contempo sta ascoltando a voce altissima (non sia mai che la vicina non sia felice partecipe dei nostri appuntamenti televisivi), la sigla di Amici, che sola non dice nulla, ma in casa mia è una piacevole (punti di vista) abitudine post-pranzo del sabato pomeriggio. E sono due, se non fosse che arriva l'uomo foriero di latte a prova ignifuga (stamattina il latte rasentava i 90° C. Giuro di averlo visto bollire in tazza), ovvero mio padre, che mentre offre assistenza idrica alle piante grasse (in famiglia non abbiamo il pollice verde e ci limitiamo alle piante grasse da annacquare una volta l'anno: oggi era quella volta), parla con mia madre dei bimbi di Gravina. Il risultato era una grottesca (con tutto il rispetto per un orribile fatto di cronaca che ha sconvolto il Paese) conversazione, in cui mia madre e mio padre si sono dedicati alla versione formato famiglia dei RIS.
Mia madre: Ma se fanno la prova del DNA non possono risalire a chi li ha toccati l'ultima volta?
Mio padre: No, perchè è sufficiente che il padre (che mia madre dà già per colpevole) li abbia baciati il giorno prima e verrebbero falsati i risultati.
E così su questo binario, e mentre la Celentano dice che per ballare serve fisicotecnicaespressioneetutto, un allievo fa un orrore grammaticale da buttarlo in prigione a vita per vilipendio alla lingua italiana, io digito con una sigaretta in mano e mio padre si dispera perchè è uscita l'acqua dal vasetto, tra le mura di casa si consuma la sceneggiatura della prossima stagione di RIS.
Colpo di scena in famiglia, che automaticamente si riversa su questo blog, con preciso riferimento al precedente post: Azzurra è sotto il mio letto. Mio fratello ci è seduto sopra. Il letto intendo. Non so se sono arrivate proteste dal consolato tunisino, il quale non voleva avermi tra i piedi, o (questa però mi sembra più plausibile) sia saltata una riunione, fatto sta che non è più partito per Djerba e adesso, è a metà tra una conversazione telefonica con la sua ragazza, un'orecchio allungato alla tv su Scalo 76 e il televideo ovviamente alla sezione Sport.
Vi metto a conoscenza del fatto che ho una conoscenza della programmazione (monnezza) di canale 5, che neanche il direttore della stessa può vantare. Ovviamente non su tutti i programmi. Io mi limito al trash.
Beautiful, Centrovetrine, Uomini e Donne, Amici, maratona di spessore post-pasto. Ogni tanto mi complimento con gli sceneggiatori delle storyline di Centovetrine, i quali non di rado, hanno sviluppato storie ai limiti dell'assurdo, che tuttavia in confronto a quelle di Beautiful sembrano addirittura verosimili.
Su Uomini e Donne, va fatto un discorso a parte, perchè in realtà lo si segue per ridere nel vero senso della parola. Ragazzi e ragazze della mia età, la cui cultura musicale è dettata dal dj della discoteca del sabato, la cui cultura letteraria non va oltre I Promessi Sposi del liceo e il cui abbigliamento sembra sia curato da Kitch Girl Jeans e Truzz Boys T-Shirt, scendono da una scalinata su un ritornello di discutibile qualità musicale e si insultano a vicenda per tutta la durata del programma, su chi è finto, su chi è vero, su chi ha le agenzie, su chi ha già fatto televisione. Il tutto in un incomprensibile italiano. Già, perchè in effetti, non puoi seguire l'evoluzione della lingua italiana visto che c'è qualcosa di molto più urgente da fare (extension, ricostruzione unghie per lei, stiraggio e depilazione per lui). Circa il siparietto di Zelig, sembrerà inverosimile, ma fa molto più ridere il programma vero e proprio che non l'imitazione di Bisio, che poverino, ce la mette davero tutta, ma arrivare a certi livelli, non è possibile. Uomini e Donne si nasce.
Amici merita un silenzio liturgico. I blu possono anche stare seduti sul WC, che dalla squadra bianca parte una polemica sulla tecnica adottata per defecare e da qui si criticano i maestri che non l'hanno insegnato. Dall'altra parte i blu si lamentano per il fatto di non poter trasmettere. Fornite loro un fax. E così per tutta la settimana. Uno strazio. Fatemi uscire.
P.S. Ragazza: Maria io non posso farmene una colpa se mio padre per farmi venire a Cinecittà mi presta la sua Ferrari. Poi io non sono rifatta. Mi sono solo gonfiata le labbra.
De Filippi: Quanti anni hai?
Ragazza: 22.
Io: (!!!) Papà questa a 22 anni ha una Ferrari. Io?
Papà: Hai l'equivalente in euro di una Ferrari in libri e cultura in generale.
Io: Papà. Grazie per avermi messo al mondo con questo cervello.
Papà: Di niente Mariolì. In caso contrario ti avrei soppressa.
(!!!)
Una Ferrari nel cervello!
RispondiEliminaFigurati il rombo quando parti...
Amici però non fa più ridere, a me fa orrore. La psicologia dei partecipanti a quella trasmissione, e mi riferisco anche al pubblico, spiega come in Italia possano esserci situazioni di degrado morale altrimenti incomprensibili. E in questo la televisione ha delle colpe enormi. Amici è un caso a parte. Non riesco a starne lontano quando cantano, per il resto cerco di dormire.
Ho fatto casino
RispondiEliminaInvece di Amici all'inizio ci va Uomini e donne. Ora forse significa qualcosa.
Infatti. Non sembrava scritto da te, Mago. Ora sì.
RispondiEliminaE comunque quando senti il rombo in testa, sono le volte in cui sto studiando, ma ho il cervello sulla tastiera. Ovvero, il momento sbagliatissimo per farsi venire l'ispirazione. Come adesso... Sob!
Mariolina - in A me non serve nè Martini, nè il mare. Solo un esame.